Dopo 14 anni di esperienza conosciamo i problemi organizzativi e comportamentali di chi vuole frequentate il Master.
Il Master di Lecco 100 dura da inizio febbraio a metà maggio, con qualche piccola pausa dovuta a Pasqua, 25 aprile e primo maggio. Tutta la giornata di venerdì e la mattina di sabato.
Ci sono due approcci diversi ai problemi di chi si accosta al Master, è dipendono dalla condizione iniziale del partecipante.
Il primo gruppo
Il primo gruppo è fatto da coloro che vogliono frequentare il master perché gli è piaciuto il programma e vista la scarsità di posti disponibili e la gratuità decidono di contattarci.
Per chi studia o lavora può essere problematico liberarsi tutti i venerdì per quasi quattro mesi e ci vuole un certo coraggio e determinazione ad impegnarsi.
Ci sono cose che i ragazzi sanno prima di frequentare il master e cose che succedono durante il periodo di frequenza, ad esempio:
- Il venerdì lavoro
- Ho un esame a frequenza obbligatoria il venerdì
- Ho trovato/cambiato lavoro e non mi posso assentare
Insomma in un modo o nell’altro abbiamo problemi che derivano prevalentemente da una contrapposizione fra Aziende e le persone che lavorano per loro. È evidente che ragazzi che vogliono frequentare il master stanno cercando qualcosa che gli permetta di migliorare le loro capacità professionali.
Non è bello ma è reale.
Io stesso ho provato ad avere e promuovere la frequentazione del master da parte di ragazzi in carriera che vengono bloccati dal loro datore di lavoro.
In un certo senso anche se non frequenteranno il master hanno trovato un modo per domandarsi quanto l’azienda possa essere interessata a loro come persone o a loro come esecutori di attività lavorative. Abbiamo già visto questo tipo di contrapposizione in coloro che durante il Covid hanno fatto lo stesso lavoro da casa. Molti hanno deciso di non rientrare pur di mantenere un’esperienza di vita migliore.
Nella nostra esperienza ci sono stati ragazzi che per venire al master si sono licenziati e nella migliore delle ipotesi hanno consumato le loro ferie.
Ci sono stati ragazzi che hanno preso un anno sabbatico per cambiare la loro vita includendo nel periodo la frequenza al master. Ad esempio uno di loro poi è andato in Australia, poi è tornato in Italia, ha ricominciato a lavorare ed alla fine ha vinto un concorso per entrare nelle forze dell’ordine.
Ci sono stati ragazzi e ragazze messi in mobbing dal datore di lavoro e che sono andati allo scontro diretto ed infine hanno vinto, ricevendo una proposta di miglioramento economico.
Noi cerchiamo sempre di prevenire queste situazioni e di motivare i ragazzi a fare una scelta, prima di tutto preparando la strada in anticipo comunicando quanto prima che useranno delle ferie con questo preciso scopo e raccontando altresì che le competenze che si acquisiscono durante il master si rifletteranno nella qualità del lavoro e sui risultati professionali.
Poi, durante il master, sollecitando e ringraziando l’azienda, o meglio il loro capo, della disponibilità e della fiducia dimostrata, perché ci sarà sempre un momento in cui la loro assenza verrà notata in una situazione in cui farebbero la differenza durante un imprevisto o un’urgenza aziendale.
È evidente che il lavoro e lo studio sono prioritari, ed è possibile che un evento impedisca di essere presenti a una lezione senza che questo infici il rendimento globale e soprattutto il vivere il Master come un’esperienza.
In sintesi , il candidato impara a comunicare con l’azienda dimostrando da subito coraggio, ambizione e la capacità di tradurre la volontà in azione.
Anche se non è mai stato nelle nostre ambizioni il percorso sulla comunicazione negli anni ha prodotto dei risultati oltre ogni aspettativa.
– Ingegneri introversi hanno imparato a gestire i dialoghi con i clienti e con i colleghi.
– Laureati in comunicazione hanno messo il turbo ed hanno fatto carriere impensabili fino ai vertici del marketing digitale o key client di aziende italiane e di gruppi internazionali.
– Persone in carriera con visioni “da squalo” si sono resi conto di cosa sarebbero diventati osservando alcuni imprenditori con buoni risultati professionali e dai comportamenti discutibili che abbiamo portato in aula a raccontarsi.
Un’altra esperienza di grande soddisfazione è vedere come i nostri allievi usano gli strumenti tattici, come ad esempio le viste Kanban, per cambiare il modo di comunicare il loro lavoro. Quando vengono a raccontarmi che hanno messo una tabella fra il loro reparto e quello successivo dove chiunque passi da lì possa vedere in tempo reale i post-it delle cose da fare, quelli dei lavori in corso e quelli delle cose pronte per il reparto seguente. Queste testimonianze mi riempiono di soddisfazione: io non sono mai stato in quell’azienda ma ho cambiato il loro modo di comunicare.
Il secondo gruppo
Anche il punto di incontro fra alcuni candidati e il master può essere problematico, ad esempio per coloro che le aziende decidono di mandare dal master in alternativa ad altre Academy o alte formazioni proposte da enti datoriali o scuole.
La differenza percepita nelle aziende che ne hanno fatto esperienza è che le Academy rispetto al master sono specializzate e finalizzate ad una precisa attività lavorativa e i corsi degli enti datoriali hanno un taglio accademico che differisce molto da un master comportamentale.
Ci sono due figure tipiche che in un certo senso hanno il problema opposto al primo gruppo: è l’azienda che li manda al master.
La prima figura è quella del dipendente, di solito molto qualificato e responsabile di area, che ha bisogno, secondo l’azienda, di migliorare alcune caratteristiche, ad esempio comunicare meglio.
Il loro atteggiamento è diverso, perché loro “sono stati mandati”, e quindi lo vivono come un’affermazione del loro ego, della loro importanza per l’azienda e ovviamente, anche con la preoccupazione di doversi impegnare nel tempo d’aula. In questo caso noi insegnanti lo sappiamo ed è nostra responsabilità comunicare dei messaggi positivi e nello stesso tempo di renderli consapevoli di quanto questo tipo di percezione li possa danneggiare. Posso dire per esperienza che le reazioni sono sempre state positive e ci abbiamo anche riso sopra in aula tutti insieme.
Inoltre dobbiamo sottolineare che sono in aula di solito con un’altra dozzina di persone intelligenti e con buone capacità che li valutano e li trattano come pari. Piacere al gruppo è importante per un essere umano.
Abbiamo avuto alcuni di questi che oltre a migliorare i loro comportamenti hanno applicato molti degli strumenti proposti a sé stessi ed al lavoro, ad esempio usando il Kaizen per spezzare attività salutari in piccoli pezzi e conteggiarle ogni giorno, o rimettere in discussione le loro aspettative con una visione più equilibrata ispirata alla filosofia giapponese dell’Ikigai e soprattutto non perdere tempo in riunioni inutili.
Il dipendente mandato dall’azienda sente comunque la pressione di dimostrare all’azienda di essere capace di affrontare il master.
La stessa cosa vale per il secondo tipo di figura che viene al master. Il figlio dell’imprenditore a cui il padre ha proposto l’esperienza del master e ha deciso che lo vuole fare e i nipoti di allievi che hanno frequentato il master più di dieci anni fa.
In questo caso l’atteggiamento problematico è quello di colui che non ha niente da perdere, o meglio che può permettersi di prendere solo quello che gli piace.
Anche in questo caso è nostra responsabilità di insegnanti è dimostrare che effettivamente diamo degli strumenti di lavori e dei metodi che possono cambiare il modo di pensare di chi dirigerà un’azienda. Nella nostra esperienza chi arriva con un atteggiamento passivo e senza convinzione rinuncia subito a partecipare.
La pressione di chi si ritroverà la responsabilità di dirigere un’azienda è dovuta al bisogno di rispetto da parte dei dipendenti anziani che ci lavorano ed al bisogno di dimostrare ai parenti che li hanno mandati, di essere in grado di affrontare il Master e di imparare metodi e strumenti professionali di livello manageriale.
Una delle reazioni che sono state riportate più volte negli anni da piccoli imprenditori, come cuochi proprietari di ristoranti, youtuber, marketing manager è il fatto di scoprire che anche per fare una riunione ci sono dei metodi che possono renderla efficace ed evitare di diventare uno spreco di tempo per chi partecipa. Ricordo uno i questi che con sguardo perso ha detto: “Con i miei soci avremo fatto cento riunioni e non abbiamo mai fatto neanche una delle cose che ci hai mostrato…”
In conclusione, prima o poi tutti hanno bisogno di aiuto e quanti più strumenti e metodi conosci quanto più sei libero di scegliere qualcosa di diverso dal tuo comportamento istintivo.
Paradossalmente questa cosa vale per molti imprenditori che sono venuti al master, in particolare nei settori artigianali, lavorazioni o edilizia per esempio. Molti di loro si aspettano che i giovani abbiamo la stessa “fame”, la stessa voglia di fare che avevano alla stessa età. Spesso questo porta ad un atteggiamento di sfiducia. In questo caso accendiamo un dibattito in cui sosteniamo che se tu hai la passione per qualcosa è possibile che ce l’abbia anche qualcun altro. Quindi concentrati nel comunicare l’entusiasmo e la passione che come imprenditore metti nel FARE il tuo lavoro. Per dirla come Seth Godin: “Le persone non comprano quello che vendi, ma il motivo per cui lo fai!”
Vi invitiamo a dare un’occhiata al nostro sito https://www.lecco100.it ed a partecipare al master. Potete contattarci a info@lecco100.it o telefonandoci allo 348.522.73.39.