SABATO 18 APRILE – ECONOMIA CIVILE

La lezione di sabato 17 aprile è stata un po’ inquietante, ma a mio avviso utilissima per renderci davvero conto delle conseguenze che l’economia capitalistica, basata sul consumo e sull’accrescimento del profitto, ha portato e continuerà a portare se non agiremo tutti per contrastarla. Angelo Cortesi ci ha mostrato una nuova economia, che ha come obiettivo il raggiungimento del benessere reale dell’uomo, più importante della quantità dei suoi consumi, ovvero l’economia civile.

Angelo Cortesi

Cortesi ci ha mostrato le conseguenze principali dell’economia capitalistica, ossia il ruolo sempre più preponderante della finanza, l’emergenza ambientale e la crescente diseguaglianza sociale.

La “finanziarizzazione” dell’economia, ovvero la crescita esponenziale del ruolo che la finanza riveste nell’economia mondiale, ha portato all’accrescimento della speculazione finanziaria, che non crea ricchezza, ma si limita a spostarla dalle mani di qualcuno nelle mani di qualcun altro. Ciò ha causato il cosiddetto “turbocapitalismo”, orientato solamente al profitto e considerato da molti una delle cause principali della crisi finanziaria del 2008, in concomitanza con “l’avidità miope dell’uomo spinta da una teoria economica schizofrenica e riduzionista: verso l’uomo, l’impresa ed il valore”. Infatti, la massimizzazione del profitto, la visione limitata al breve periodo e l’esclusivo tornaconto personale, hanno portato all’autodistruzione di diverse imprese, all’aumento della diseguaglianza sociale, resa ancora più grave dal fatto che i paesi ricchi tendono a dare priorità ai fini sbagliati e ad una grave emergenza ambientale, causata dallo sfruttamento incontrollato delle risorse e dall’inquinamento.

Cortesi, in seguito, ci ha mostrato uno studio che dimostra come le diseguaglianze incidano negativamente sul benessere del paese, causando molte problematiche sociali come la violenza, la tossicodipendenza e l’ignoranza. I paesi diseguali sono più a rischio di guerre e addirittura di perdere la democrazia.

Dopo questa panoramica, ci è stato chiesto: stiamo sbagliando qualcosa? È emerso che molte persone, a volte anche noi in prima persona, non vogliamo vedere il problema, si tende a minimizzarlo, facendo emergere l’individualismo che purtroppo sta dilagando, a discapito di una visione di comunità. Inoltre, è stato fatto notare che si sentono molte parole e si vedono pochi fatti, soprattutto da parte delle grandi aziende e che serve un cambio di mentalità, ci deve essere una svolta per costruire un mondo diverso e un futuro migliore.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere iniziare a fare informazione già nelle scuole, tra i bambini e i giovani, in modo che diventino adulti consapevoli e che portino questa consapevolezza anche a casa, influenzando i genitori. Infatti, il ragionamento logico espresso da un bambino ha un impatto molto forte sull’adulto.

In seguito, Angelo ci ha mostrato l’agenda ONU con gli obiettivi per il 2030, sottoscritta da 193 stati. Essi includono lo sviluppo sostenibile, che è “l’unico piano disponibile per salvare l’unico pianeta che abbiamo”. Lo sviluppo sostenibile consiste nel soddisfacimento dei bisogni delle attuali generazioni, senza però compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri.

Questi obiettivi dimostrano che la speranza per il futuro esiste ancora e per migliorare la situazione sarebbe utile che tutte le aziende iniziassero a praticare l’economia civile, basata su fiducia, sostenibilità, reciprocità, cooperazione, responsabilità. Tuttavia, non basta il cambiamento delle aziende, per una svolta etica e sostenibile è assolutamente necessario il cambiamento delle persone, degli individui che compongono la società. Deve esserci un connubio tra imprese e cittadini responsabili.

Per conseguire questa meta, tutti noi siamo chiamati a partecipare attivamente nelle istituzioni, a fare delle scelte economiche seguendo dei principi, per esempio “votare col portafoglio”, ovvero premiare aziende capaci di dare valore sociale, economico e ambientale attraverso i nostri acquisti e al contempo punire quelle che adottano comportamenti non equi, non sostenibili e non trasparenti.

In conclusione, Cortesi ci ha esortato ad essere consapevoli che il mondo non migliorerà da solo, ma servirà l’impegno di ognuno di noi, quindi dobbiamo smettere di pensare che le nostre piccole azioni virtuose siano inutili e continuare ad adottare comportamenti sostenibili, a prescindere dal fatto che qualcun altro non lo faccia o che qualcuno ci dica che è inutile.  

Rachele Offredi