https://en.wikipedia.org/wiki/Mihaly_Csikszentmihalyi
Fin dai tempi remoti gli uomini cercano di dare uno scopo alla vita e, lo testimonia anche Aristotele, alla fine tutto quello che fanno è finalizzato ad essere felici e la felicità, nella sua definizione, è la scelta fra ciò che ti fa stare bene e ciò che ti distrugge. Per raggiungere la felicità secondo Aristotele devi praticare la virtù che nella mentalità dei greci antichi era la propensione ad agire in conformità con la propria natura.
In tempi più vicini a noi Freud parlava del fatto che tutti gli umani fuggono il dolore e inseguono il piacere, e parlare di felicità resta in sostanza sempre attuale anche in ogni nostra espressione entusiastica nel praticare attività che ci fanno stare bene, sport, compagnia degli amici, sesso, successo e quanto attiene alla realizzazione delle nostre credenze.
La felicità è così importante ed universalmente riconosciuta che gli esseri umani, anche in minuscole popolazioni e in tutte le culture, trovano il modo di allievare le sofferenze dell’esistenza cercando momenti di piacere con un alcolico o con una sostanza psichedelica. In occidente, ad esempio, fino agli anni ‘60 del secolo scorso la scoperta delle molecole dell’L.S.D. ha prodotto l’estensione del concetto di felicità agli stati alterati di coscienza, prima di diventare sostanze proibite, come successo precedentemente alle medicine a base di radio e all’oppio e i suoi derivati. Oggi ad abbiamo avuto studi molto popolari sugli stimoli neurologici che ci procurano i “like” dei nostri follower sui social network e che, come molte sostanze psicogene, generano dipendenza consumando il nostro tempo in una bolla confortante di notizie mostrate su misura per noi.
Per questo motivo la ricerca del professor Csíkszentmihályi è così importante perché ha scoperto che possiamo essere felici con un approccio diverso al nostro modo di organizzare la nostra esistenza e il tempo, insomma di capire cosa dipende da noi per essere felici.
“I momenti significativi della nostra vita non sono tempi passivi, ricettivi, rilassanti… I momenti migliori si verificano quando corpo e mente sono spinti ai limiti in uno sforzo volontario di realizzare qualcosa di difficile, per cui ne valga la pena”
Csíkszentmihályi sostiene che la felicità è uno stato mentale dinamico che lui ha osservato in persone che ha avuto in cura o in test, tipicamente gli sportivi che durante una prestazione sportiva ne erano così assorbiti da perdere la dimensione del tempo, dello spazio e addirittura da potersi osservare come se fossero all’esterno di sé, una sorta di trance positiva.
Questo stato mentale è stato definito da Csíkszentmihályi “flusso” (flow in lingua originale), vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_(psicologia)
- Obiettivi chiari: le aspettative e le modalità di raggiungimento sono chiare.
- Concentrazione totale sul compito: un alto grado di concentrazione in un limitato campo di attenzione (la persona non ragiona su passato e futuro ma solo sul presente).
- Perdita dell’autoconsapevolezza: il soggetto è talmente assorto nell’attività da non preoccuparsi del suo ego.
- Distorsione del senso del tempo: si altera la percezione del tempo. Non si rende conto del suo scorrere.
- Retroazione diretta e inequivocabile: l’effetto dell’azione deve essere percepibile dal soggetto immediatamente ed in modo chiaro.
- Bilanciamento tra sfida e capacità: l’attività non è né troppo facile né troppo difficile per il soggetto.
- Senso di controllo: la percezione di avere tutto sotto controllo e di poter dominare la situazione.
- Piacere intrinseco: l’azione dà un piacere intrinseco, fine a se stesso (esperienza autotelica).
- Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione e l’impegno sono massimi. La persona è talmente assorta nell’azione da fare apparire l’azione naturale.
Lo stato di flusso dipende da cosa ci piace, ovviamente se a piacerci è il nostro lavoro saremo così fortunati da passare più tempo felicemente immersi nel flow.
Un esempio semplice di sfida stimolante può essere un videogame, che iniziamo a giocare in uno stato di noia o apatia, o per distrarci da qualche preoccupazione e ci lasciamo coinvolgere a mano a mano che giocando ci appassioniamo, ci divertiamo vinciamo o perdiamo e restiamo rilassati.
Quindi la domanda non è: “ Sei felice?”, bensì “Cosa fai ogni giorno per essere felice?”
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