GLOBALE O LOCALE?

Per preparare il prossimo master di formazione manageriale abbiamo intervistato i partecipanti e come sempre sono emersi spunti interessanti.

Una delle richieste è una visione globale, nel senso di globalizzazione o, come si usa dire, “pensare globale agire locale” da cui il neologismo “glocal“.

GLOCAL

Per spiegare il nostro punto di vista a riguardo facciamo alcune considerazioni:

1) sia le università che la stampa scientifica specializzata in qualsiasi settore danno sempre un’impostazione di tipo globale. Per esempio riviste come “Le Scienze” anche se parlano di stuzzicadenti ne parlano sempre avendo come contesto il mondo, non l’Italia;

2) nelle aziende che lavorano con l’estero, che in Italia possono anche essere formate da 50 persone, la tecnologia e la conoscenza dei mercati considera comunque inevitabilmente una visione per lo meno europea;

3) il vero problema è che le piccole comunità danno per scontato che i talenti e le competenze che vi sono nati siano qualcosa di naturale, una parte del paesaggio, un po’ come siamo abituati a considerare i nostri beni culturali. Proprio per questo motivo si usa dire “Nemo propheta in patria“, nessuno è profeta nella propria patria, perché per dimostrarne la grandezza deve essere il resto del mondo a sottolinearla. Per fare un esempio a Lecco ci sono diversi atleti di livello mondiale, l’unico noto ai non specialisti è Antonio Rossi, il campione olimpionico di canoa.

Il nostro punto di vista è quindi che dobbiamo operare a livello locale, valorizzando il territorio che attraverso la sua storia di bisogni e necessità ha permesso che emergessero dei valori e, soprattutto, una comunità.

Lo sforzo che facciamo è far conoscere le persone che rappresentano le parti della comunità, in tutti i settori che riusciamo a coinvolgere, fino a raggiungere una massa critica tale da far “sospettare” anche ai ragazzi, che forse, visto quanta gente è venuta a raccontargli la propria storia, visto il tempo che ci hanno dedicato, vista la loro importanza nei contesti che rappresentano, ecco, forse, forse una comunità esiste.

Come diceva il Candido di Voltaire, se vogliamo essere felici dobbiamo coltivare il nostro giardino.

 Alessio Sperlinga (responsabile della didattica di Lecco100)

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