Massimiliano Ferrari, commercialista per lavoro e formatore per passione, ha tenuto venerdì 11 aprile la lezione sulla mediazione: ovvero il percorso che porta le due o più parti in conflitto a trovare la soluzione migliore possibile e voluta dalle stesse. Il conflitto, tacito o manifesto, è infatti inevitabile in un universo caratterizzato dall’entropia, ossia da un disordine naturale. La mediazione può essere dunque utile a tutti e per questo sono nate tecniche e sono stati creati istituti (mediazione famigliare, nell’ambito sociologico, mediazione civile, che coinvolge i professionisti legali, mediazione tributaria, legata soprattutto ai commercialisti e così via). Ferrari, mediatore civile presso la Camera di Commercio ha prima chiesto ai partecipanti di definire il termine “mediazione”, molti degli aggettivi emersi rimandavano alle aree semantiche dell’ “accordo”, “metà” e “giustizia”. In realtà una buona mediazione non porta obbligatoriamente ad una soluzione, e anche quest’ultima non è sempre una divisione equa fra le parti, così come l’attività del mediatore è estranea a quella di un giudice.
Ci sono infatti conflitti irrisolvibili in cui gli interlocutori vogliono esattamente la stessa cosa, e quindi sarà il tribunale a chiarire chi può avanzare diritti, ma il compito del buon mediatore è proprio quello di far emergere il vero “interesse” delle parti, chiarendolo a volte anche ai contendenti, che spesso si trincerano dietro ad una “posizione”. Per farlo, il mediatore può attuare diverse tecniche, ad esempio incontrando i litiganti insieme, oppure separatamente, assicurando loro che solo ciò che viene autorizzato verrà rivelato alla controparte. In ogni caso ci sono fasi di “esplorazione” e “ascolto”, in cui attraverso domande aperte e nominalizzando i termini vaghi e ambigui, si dà modo ai contendenti di dare la loro versione, a queste segue la “rielaborazione” in cui il mediatore ripete le versioni limitandosi a ripetere i fatti ‘ripuliti’ dalle accezioni negative.
Alcuni partecipanti hanno avuto poi l’occasione di sperimentare in prima persona quanto appreso, cercando di mediare alcuni ‘finti’ conflitti simulati dai compagni. Durante questo esercizio sono emersi di volta in volta suggerimenti pratici per gestire al meglio una mediazione: come non usare le negazioni, dare lo stesso spazio alle parti, cercare di passare da posizioni di ascolto diverse a seconda della situazione, mettere un seme positivo senza avanzare proposte, ma presentando lo scenario che seguirebbe alla mancata risoluzione del conflitto. Il mediatore infatti si limita a verbalizzare l’accordo, il cui contenuto, però, viene deciso interamente dalle parti. I ragazzi hanno concluso la giornata segnalando l’aspetto che li aveva maggiormente interessati e l’ambito in cui vorrebbero provare a metterlo in pratica: come spiegato durante la lezione attraverso diversi esempi (dalla mediazione tra Egitto e Israele per il possesso di un determinato territorio, alla nonna che deve gestire il litigio delle nipotine per delle mele), il conflitto è infatti, democraticamente, comune a tutti i livelli.
By Chiara Vassena