Il primo professionista della giornata con cui abbiamo avuto modo di confrontarci è Gabriella Vigo, consulente aziendale, esperta di comunicazione interpersonale, coach e trainer.
Durante la prima attività svolta con Gabriella, ci siamo avvicinati alla neuroscienza in modo più approfondito, ha esposto le visioni di alcuni scienziati, come Paul Mc Laine e Roger Sperry.
Lo statunitense Paul Donald MacLaine – riconosce tre parti specifiche del cervello:
il neopallium è il cervello superiore, più esterno, si occupa delle funzioni cognitive e della parte razionale;
l’ archipallium considerato il cervello primitivo è adibito alle funzioni vitali;
il paleopallium chiamato anche cervello intermedio si occupa della parte comportamentale e comunicativa.
Queste tre aree sono quelle che esprimono il nostro modo di pensare, agire e comunicare.
Roger Sperry, invece suddivide il cervello in due emisferi:
L’emisfero destro esprime apertura mentale, ha la capacità di essere sintetico e creativo, ha una visione globale ed è caratterizzato dal principio del “piacere”. Una delle sue caratteristiche è di riuscire a fare più cose nello stesso momento.
L’emisfero sinistro invece si caratterizza dalla consapevolezza, infatti troviamo qualità come l’attenzione per i dettagli, l’essere realista, quindi fare scelte focalizzate sul passato e dati certi. E’ determinato dal gusto del dettaglio, piuttosto che dall’ insieme.
Sono stati aggiunti altri due filtri per determinare lo stile comunicativo degli individui: Corticale e Limbico.
La parte corticale si definisce con le parole Astratto, teorico e autonomo.
Essa si manifesta non sentendo la pressione, considera gli altri per quello che fanno, ma sa anche riflettere.
La limbica invece è ben rappresentata dalle parole; affetti, coinvolgimento e praticità.
Traduce momenti di confronto con emozioni, infatti è sensibile all’ opinione e da molta importanza al gruppo, considera soprattutto l’ambiente e le circostanze.
La mattinata con Gabriella ci ha dato la possibilità di conoscere meglio noi stessi, scoprire la comunicazione interpersonale, in modo da comunicare più efficacemente con l’interlocutore. Ci è stata proposta un attività; dopo la compilazione di un questionario, ognuno dei partecipanti ha avuto modo di riconoscere 4 tipologie di identikit neurologico e grazie alla parte teorica prima affrontata, abbiamo capito che le cosiddette “ porte d’entrata” si influenzano l’una con l’altra nei processi comunicativi e sono in grado di farci riconoscere quali sono i flussi ed i comportamenti che definiscono il nostro modo di comunicare.
Percepire noi stessi in un contesto comunicativo, è un ottimo allenamento per il migliorare le proprie skills.
Possiamo trovarli e riconoscerli come:
Corticale destro: aperto alla novità, scopritore ed innovatore.
Si mette in discussione e ama uscire dagli schemi.
Sogna, specula e costruisce ipotesi.
Corticale sinistro: Analitico, razionale e specializzato.
ama l’efficienza ed i risultati, soprattutto nell’aspetto economico. Analizza e ragiona con logica.
Limbico destro: Sensibile, orientato ai rapporti umani.
è empatico, infatti avverte l’atmosfera e le tensioni, cercando l’armonia e lo scambio nei rapporti individuali e di gruppo.
Limbico sinistro: Organizzato, prudente e concreto.
Organizza e svolge tutto il programma, agisce con cautela ed è affidabile.
Nel pomeriggio, abbiamo avuto le testimonianze di imprenditori del territorio.
Il primo incontrato è Andrea Beri, imprenditore nel settore metalmeccanico, titolare della ITA S.p.a. di Calolziocorte.
Inizia la sua formazione all’istituto Bovara di lecco, come geometra, poi svolge la leva obbligatoria nell’ aeronautica militare. Deve così affrontare una scelta: proseguire la carriera militare o entrare nell’azienda di famiglia.
La scelta si concretizza nell’attività di impresa, ed il suo obiettivo diventa quello di conoscere e imparare lo svolgimento di tutte le attività dell’impresa. Decide di partire dalla linea di produzione ponendosi in diretto contatto con il personale ed i macchinari. Qui ci è impartita una lezione fondamentale da Beri; la vicinanza tra il futuro CEO dell’impresa e l’organico dell’ azienda è fondamentale per conoscere i metodi operativi e le persone che di fatto compongono l’attività. Ciò per garantire anche nel futuro una solida gestione del processo e dare spazio a miglioramenti degli impianti di produzione.
Con oltre trent’anni di esperienza, Beri ha potuto ricoprire ruoli importanti anche nelle associazioni di categoria, prima come consigliere e poi come presidente dell’API, (associazione piccole e medie imprese). Riguardo l’importanza di queste cariche, Beri ci ha spiegato che l’impegno , non deve riguardare solo lo sviluppo della propria azienda. Ritiene infatti anche fondamentale lo sviluppo dei suoi competitors diretti, affinché il mercato possa essere equilibrato ed in espansione.
Tra i concetti analizzati, uno in particolare ci ha fatto pensare:
La gestione del proprio tempo, con un esempio semplice, abbiamo capito che le risorse a nostra disposizione pur multiple che siano, si rivelano limitate; è importante avere chiari i momenti in cui staccare il cervello dall’attività lavorativa, saper affrontare impegni ed i propri doveri. Beri ritiene una priorità ritagliare il giusto tempo alle persone a noi più vicine; ponendo la famiglia al primo posto.
Un altro punto toccato, parla dello stato di comfort, si manifesta con la “serenità” dei dipendenti e la tranquillità dei clienti, il tutto coeso da una gestione ottimale dell’azienda, facendo coincidere i bisogni produttivi con quelli delle persone che collaborano.
D’ impatto può sembrare un fattore positivo dal quale trarre vantaggi, ma non deve essere sottovalutato, infatti è emerso che nel momento in cui si è raggiunto l’equilibrio, considerando la gestione interna, piuttosto che il rapporto con gli stakeholder, è fondamentale non abbassare la guardia, gli imprevisti arrivano sempre nei momenti meno aspettati, essere pronti a reagire è una priorità.
Ciò che è importante, è quindi gestire l’azienda affinché ci si trovi nella zona di comfort, ma operare in modo dinamico, nel caso si debbano scongiurare degli imprevisti.
L’ultimo concetto espresso, ma non per importanza è la sincerità. Questa garantisce sicurezza. Sempre utilizzando pratici esempi, Beri ci ha dimostrato come la trasparenza in ambito professionale, si sia rivelata una skill nel lungo termine, così la fedeltà degli stakeholder è messa sotto uno dei riflettori principali.
Il secondo ospite è sig. Giovanni Dell’era è il titolare della “ Dell’era Giuseppe S.r.l.” Un’azienda con alle spalle 170 anni di esperienza nel settore metalmeccanico.
L’azienda nacque nel 1850, quando il Sig. Giuseppe Dell’era, utilizzò la forza delle acque del torrente Gerenzone per dare vita ad una piccola industria di trafileria di metalli.
Con il tempo l’azienda è stata in grado affermarsi e posizionarsi in modo importante nel mercato. La produzione viene concentrata principalmente sulla cancelleria metallica: puntine, fermagli, spilli. Il prodotto che rappresenta al meglio questa realtà sono i fermagli dell’ l’iconico marchio “Leone”, che da sempre sono presenti sulle scrivanie di tutta Italia.
Nel tempo, gli sviluppi della tecnologia, hanno portato ad un riposizionamento in Brianza degli impianti produttivi.
Passano gli anni, e il “disagio del passaggio generazionale” non colpisce questa realtà. La dimostrazione è come la passione e la dedizione da parte dei diversi nuclei famigliari non abbia portato alla cessazione dell’attività, ma bensì ad un solido sviluppo, anche duraturo nel tempo.
Dell’era pone l’esperienza umana al primo posto, ribadendo l’importanza del contatto diretto con il personale dell’azienda.
Inoltre esalta la cultura. Ci ha consigliato di non limitarci nella specializzazione di un determinato settore, ma di essere aperti ad una cultura eterogenea ed ampliarla per quanto sia possibile.
È evidente che la visione più aperta di un collaboratore sia più efficace di una specifica e limitata.
L’ultimo ospite della giornata è Michele Motta. Volontario della protezione Civile.
Nel 2009, Michele inizia il suo servizio come volontario nella protezione civile di Valgreghentino. Il percorso iniziato 12 anni fa, lo ha portato oggi ad essere vicepresidente del gruppo di Merate. Il suo contributo nell’associazione lo ha portato ad essere presente in diverse occasioni, tra cui il terremoto dell’Aquila nel 2009.
L’intervento è iniziato con qualche nozione storica sul quando è nata la Protezione Civile e perché:
Alluvione di Firenze del 1966, in seguito alle necessità dovute alla catastrofe in molti si sentono in dovere di essere vicini alle popolazioni colpite; nascono gli Angeli del fango.
Successivamente, l’Italia è colpita da altre catastrofi, come i terremoti del 1976 in Friuli del 1980 in Irpinia. Nel 1982 in seguito ad una gestione poco funzionale delle catastrofi degli anni passati viene nominato Giuseppe Zamberletti come ministro per il coordinamento delle forze impegnate nella gestione delle catastrofi.
Qui Zamberletti vuole sottolineare che la gestione del capitale statale e il coordinamento delle risorse, sono azioni da svolgere con molta cautela; qui nasce l’Associazione della Protezione Civile.
Parte del lavoro di Michele è concentrato sulla preparazione; intesa come attività formativa, di simulazione e di coordinamento tra tutte le parti coinvolte.
La Protezione Civile voluta da Zamberletti costituisce un pilastro emergenziale sul quale l’Italia può fare sicuro affidamento.
Michele Monticciolo