“O è civile, o non è economia”.
Una massima solo apparentemente scontata, quella dei professori Bruni e Zamagni con cui si è aperta la sessione mattutina del Master Lecco 100 di venerdì 3 marzo, curata da Ivan Vitali, co-fondatore della Scuola di Economia Civile ed esperto di blockchain.
Cuore della lezione è stata proprio una corretta e deontologica definizione di blockchain, una tecnologia rivoluzionaria che spesso, nell’immaginario collettivo, è stata limitata alle interpretazioni speculative proprie delle criptovalute e che invece, anche in contesti di crisi geopolitica, ha rappresentato e continua a rappresentare la più solida alternativa alle banche, permettendo trasferimenti di denaro immediati e a basso costo transazionale escludendo il “leviatano istituzionale”.
Con un dispiego brillante di metafore e sapiente tecnica oratoria, il docente ha saputo tratteggiare un argomento complesso con immagini alla portata di tutti, parcellizzando l’universo del Bitcoin a fogli e cartelle di un grande libro mastro, dove nulla viene mai cancellato.
Takeaway principale è la visione positivista verso le possibilità offerte da questa tecnologia attuale, che non può essere travisata a responsabile degli abusi in cui viene impiegata: citando lo stesso docente, la blockchain è il mezzo, la “canna”, l’acquedotto che mette in comunicazione due o più estremità, alle quali rimane la responsabilità inderogabile di approvigionarla di acqua pulita e mai corrotta.
Nel pomeriggio, scranno ad Alessio Sperlinga e alle mappe mentali, uno strumento codificato dallo psicologo Tony Buzan per visualizzare informazioni nella modalità più affine a quella in cui il cervello umano le rielabora.
La convenzione del testo scritto per sequenze di linee è, difatti, una costrizione grafica, sviluppatasi nei secoli per assecondare i supporti necessari alla trascrizione formale dei concetti ma non in linea con la naturale propensione all’apprendimento della mente, che non memorizza ed interpreta in sequenza, ma secondo una struttura ad “albero rovesciato” o neuronale.
Il tutto comincia, infatti, ribaltando il paradigma del foglio verticale: si parte da una tavola orizzontale, che asseconda al meglio le potenzialità del campo visivo, e si posiziona al centro l’idea principale dalla quale si sviluppano i “rami principali” della trattazione, disposti in senso orario a partire da delle virtuali “ore 13”.
Rami e sottorami accolgono ciascuno una parola, un’immagine, un riferimento evocativo in grado di costruire il concetto, non nella forma dell’assorbimento e ripetizione mnemonica ma con l’obiettivo di assimilare organicamente parole passaggi chiave, rendendoci in grado di padroneggiare e spiegare quanto appreso, non semplicemente di ripeterlo meccanicamente.
Il sabato mattina abbiamo imparato a non aspettarci nulla, non sulla scia di una rassegnata e qualunquista disillusione per i proverbiali “tempi che corrono” ma come unico esercizio capace di addestrarci a aspettarci (e quindi, gestire) quasi tutto.
Sulla base di questo postulato abbiamo lavorato sulla preparazione come fattore determinante per il successo, anche nei contesti deontologicamente più incerti – ad esempio, l’attività di vendita.
Preparazione che poggia su una base tecnica, nell’avere, ad esempio, a disposizione tutti gli strumenti anche remotamente necessari al fine di gestire ogni imprevisto, ma che deve farsi anche e soprattutto psicologica: ciò che influenza realmente il comportamento è l’immagine mentale che si è in grado di costruire dei soggetti e delle situazioni in cui ci si imbatte.
Un grande grazie a Matteo per il coraggio di essersi fatto primo alfiere dei nostri This I Believe, con un parole dense e accorate in cui è impossibile non riconoscersi e che, in tre minuti, hanno riassunto i massimi valori dell’uomo e della vita.
Bonus track: gli appunti di questa lezione sono stati, per chi scrive, il primo tentativo di ordinare i pensieri in una mappa mentale.
Eccola in calce, con lo stesso spirito di condivisione scevra da ogni giudizio che mi ha spinto nell’avventura di questo Master.
di Filippo Pozzoli