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Lezione del 13 maggio. Una “self made woman”, un “no comfort” man ed i colloqui di lavoro 2° parte – la ricerca del lavoro “perduto”

La mattinata del 13 Maggio si è aperta con la testimonianza dell’imprenditrice Loretta Lazzarini, che, ripercorrendo la propria storia professionale e personale, ha elettrizzato i partecipanti del master con il suo entusiasmo e la sua energia.

foto LORETTA LAZZARINI
In una situazione lavorativa confusa e senza indicazioni come quella attuale, la voce di Loretta ha dato una direzione forte e chiara.
Ciò che da sempre l’ha contraddistinta nell’arco degli anni sono stati l’entusiasmo, l’ambizione, la voglia di approfondire e di accrescere le proprie conoscenze.
Dopo aver lavorato per 15 anni presso un’impresa edile, decide di scommettere su se stessa e avvia quindi la propria attività, con l’obiettivo di occuparsi a 360° del mondo immobiliare.
Loretta ci ha dimostrato attraverso i fatti che il segreto del suo successo è stato prettamente dato dalla volontà di sfidare continuamente se stessa e dal porsi obiettivi sempre più alti, tutti organizzati con un’ottima strategia -ossia con un metodo- ed un’efficiente gestione del tempo.

E’ attraverso l’impegno nel lavoro, infatti, che riesce ad emergere il nostro talento. E’ all’interno di un progetto che le abilità diventano competenze e si acquisisce consapevolezza e fiducia nelle proprie forze.
L’onestà nei confronti dei clienti e dei collaboratori è inoltre la base fondamentale che permette sul lungo periodo ad un’impresa di farsi un buon nome e di essere considerata seria, affidabile e trasparente.
Un’altra stella fissa di Loretta è la formazione continua, una persona istruita infatti amplia le sue prospettive ed acquisisce professionalità sempre più specifica. Per questo è essenziale che parte del tempo e delle risorse siano investite nella ricerca di formatori eccellenti e nel caso di Loretta, il metodo Mike Ferry è stato una rivoluzione, che l’ha portata a veder crescere vertiginosamente il suo volume d’affari.
Fortemente impegnata in politica e madre di due splendidi ragazzi, Loretta è attualmente presidentessa delle donne imprenditrici della Camera di Commercio di Lecco ed ha sottolineato l’importante apporto delle donne nel campo lavorativo, dando in prima persona l’esempio.
“Non sono una superwoman” ha fatto notare verso la fine Loretta. Anche a lei infatti la vita ha riservato dei momenti difficili che ha affrontato con l’importante sostegno dei familiari e del marito.  Le crisi inoltre, in una prospettiva più ampia, devono essere fronteggiate con prontezza e disposizione al cambiamento, sapendo di poter contare sui propri traguardi raggiunti con sforzo ed impegno e anche con  eleganza e  stile.
La testimonianza successiva è venuta da Giuseppe Brusadelli, imprenditore che per la prima volta ha dato il proprio contributo al master Lecco100.

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Giuseppe, laureato dapprima in economia e poi impiegato in banca, decide ad un certo punto di uscire dalla propria “zona comfort”, compiendo il grande passo dell’attività in proprio.
Apre così lo StudioBrusadelli che offre servizio di consulenza finanziaria alle piccole e medie imprese.

Abbiamo parlato di Businnes Plan, ossia del documento attraverso cui viene presentato il piano di fattibilità. Grazie al piano di fattibilità l’azienda riesce ad ottenere una serie di dati utili a portare avanti i propri progetti e sopratutto ad ottenere finanziamenti.
In seguito alla crisi, infatti, l’ambiente bancario è diventato sempre più reticente a concedere prestiti e richiede garanzie sempre più solide e dettagliate. Per questo è utile saper “parlare” il linguaggio numerico richiesto dalle banche e presentarsi già preparati rispetto ai dati e alle documentazioni necessarie per poter dare credibilità e sostenibilità al proprio progetto.
Di seguito alla spiegazione tecnica, Giuseppe ha sottolineato l’importanza del mettere in campo le nuove idee e del necessario lavoro di network attraverso portali come facebook o linkedin che ci permettono di sviluppare un “personal branding” competitivo.
Giuseppe Brusadelli inoltre ha messo l’accento sul continuo aggiornamento professionale nelle proprie aree di competenza attraverso podcast, libri, materiali online, eventi e conferenze.  Conoscenze che lui stesso ha provveduto a condividere nel suo blog http://farenumeri.it, di cui recentemente la pagina facebook ha “fatto i numeri” di 100 like.

 

Nel pomeriggio Mario Attilio Ostidich ha proseguito con la tematica cominciata la settimana precedente riguardo i colloqui di lavoro.
Inizialmente è stata avviata un’esercitazione di autoanalisi che ha visto alcuni dei partecipanti del master parlare delle proprie esperienze passate o attuali in campo lavorativo. Durante il dialogo aperto l’accento è stato messo sui valori-guida che spingono una persona a non demordere, ad affrontare le difficoltà e a fare sacrifici in vista di un obiettivo maggiore come la realizzazione personale o la volontà di creare una famiglia.

In seguito abbiamo analizzato alcuni esempi di “lettera d’accompagnamento” e di curriculum vitae, commentandone i pregi e le carenze e cercando di metterci dal punto di vista di un selezionatore di personale.
In seguito il signor Ostidich, vestendo “i panni” di un giovane d’oggi in cerca di lavoro, ha effettuato delle ricerche statistiche per tentare di definire le migliori scuole ed università italiane, le città autoctone o europee in cui si vive meglio, i lavori meglio retribuiti ed i paesi in cui la differenza di retribuzione tra uomo e donna è minima.
Dal punto di vista di una persona che ha avuto molti anni di esperienza, Mario Ostidich ritiene che il mondo odierno sia pieno di possibilità e che al fondo di tutto ci deve essere la persona, tesa ad un continuo miglioramento sia dal punto di vista attivo, sia dal punto di vista ricettivo.
Un validissimo esempio di come l’esperienza possa essere fonte di ispirazione e l’anzianità possa essere intesa come un valore e come un’utile guida per le nuove generazioni.
Luna Dell’Oro

Testimonial #14

Cristina Pedretti

cristina pedrettiHo frequentato  il master Lecco 100 nel 2013, mentre insegnavo collaborando come libera professionista  presso i centri di formazione professionale Enaip e Fondazione Luigi Clerici.
Il percorso ha stimolato il mio naturale interesse per la formazione  e lo sviluppo personale, catalizzando un processo di crescita che forse avrebbe tardato ad emergere  autonomamente.
Nel complesso, il vantaggio  maggiore che ne ho tratto  sono stati una maggior consapevolezza  delle mie potenzialità e una rete di relazioni  che continuo ad alimentare  a ormai  tre anni di distanza. Ora lavoro come progettista e project manager nell’ambito dell’innovazione didattica, curando percorsi di formazione per docenti e proseguendo la mia formazione personale: al momento sto seguendo un master per Esperti di Didattica assistita dalle nuove tecnologie ed altri percorsi di certificazione paralleli (in PNL e certificazioni Apple).

Lezione del 06 Maggio. LA MEDIAZIONE ED I COLLOQUI DI LAVORO – 1° parte

La giornata del 06 maggio 2016 si apre con l’intervento del Dott. Commercialista Massimiliano Ferrari per affrontare il tema della mediazione. Dopo una breve presentazione in cui il docente sottolinea quali sono le aree in cui si trova ad operare, tra cui vi è quello della mediazione, si entra nel vivo del tema.

Il termine mediazione in senso generale lo si può attribuire a molti ambiti, da quello legale alla linguistica; ciò di cui ci siamo occupati durante la giornata di master si riferisce al primo. Per prima cosa sono state introdotte le PROCEDURE STRAGIUDIZIALI DELLE CONTROVERSIE . Infatti due persone in conflitto possono mettersi d’accordo senza ricorrere al giudizio: in questo caso si parla di MEDIAZIONE CIVILE o COMMERCIALE, un tempo indicata con il termine CONCILIAZIONE. Solo dal 2010 con il termine CONCILIAZIONE si inizierà ad indicare l’accordo, frutto della mediazione.

MF

Il meccanismo della mediazione necessita di una terza parte: il MEDIATORE. Per capire meglio chi sia e quali siano le sue mansioni occorre precisare che non si tratta né di un ARBITRO né di un GIUDICE.

Può essere utile evidenziare quali sono le caratteristiche del buon mediatore:

  • inizia presentandosi e dicendo qual è il suo ruolo, sottolineando che è assolutamente NEUTRALE;
  • per dare maggior solidità a favore della sua neutralità NON DEVE MAI DARE RAGIONE a una delle due parti;
  • deve stare molto attento anche alla COMUNICAZIONE NON-VERBALE : non annuire, non stare troppo avanti o indietro col busto sol per citare alcuni esempi;
  • deve dare lo stesso tempo per esporre i fatti ad entrambe le parti;
  • deve fare molte domande aperte;
  • cerca di mettere a loro agio le parti poiché lasciarle sfogare spesso è necessario per arrivare ad un accordo;
  • deve specificare che tutto ciò che succede in sede di mediazione è assolutamente riservato e inutilizzabile in qualsiasi altra sede in modo da rendere più tranquille le due parti;
  • cerca di aiutarle lasciandole parlare liberamente e ALLARGANDO GLI ARGOMENTI, ovvero collegandosi ad argomenti non direttamente legati alla disputa ma che possono rivelarsi fondamentali per la sua risoluzione ( cosa che non è possibile fare in giudizio);
  • se necessario può sentire le parti separatamente ( ovviamente entrambe ) e utilizzare ciò che è emerso per aiutarle a trovare un accordo solo nel caso in cui le parti autorizzino il mediatore a esplicitare ciò che è emerso nel colloquio separato;
  • deve cercare di mettere in evidenza i LATI POSITIVI;
  • NON DECIDE ma semplicemente FACILITA le parti a poter decidere come risolvere la lite; è questo il principale elemento che li differenzia da un giudice o arbitro che invece emetto una sentenza;
  • utilizza TECNICHE DI MEDIAZIONE ;

La MEDIAZIONE è più vantaggiosa se paragonata al giudizio in quanto presenta :

  • tempi e costi ridotti;
  • una ridotta burocrazia;
  • dopo un tentativo di mediazione si può comunque andare in tribunale;
  • approccio a 360° ;
  • cerca soluzioni condivise;
  • crea accordi duraturi;

Occorre precisare cosa si intende per ‘approccio a 360°’ : significa, attraverso le tecniche della mediazione, spostare le parti dalla POSIZIONE, quello che emerge, all’INTERESSE, ossia quello che davvero vogliono ottenere ; se risulta che l’interesse per entrambe le parti è il medesimo generalmente è molto difficile risolvere la controversia.

Quella che è stata appena descritta è la MEDIAZIONE CIVILE, che può essere FACILITATIVA oppure VALUTATIVA. In questo secondo caso il mediatore cerca di suggerire una soluzione o di dare un consiglio, cosa assente nel primo caso.

Un altro tipo di mediazione è quella TRIBUTARIA: questa riguarda soluzioni che coinvolgono il fisco e infatti si parla di CONTENZIOSO FISCALE. Generalmente quando si ha un RECLAMO si procede o con l’annullamento dell’atto oppure con una MEDIAZIONE TRIBUTARIA, all’interno del contenzioso fiscale che si occupa di gestire i problemi con l’agenzia delle entrate, equitalia ed altri organi simili.

In  questo tipo di mediazione quindi le due parti risultano essere lo STATO e il CONTRIBUENTE, e lo scopo risulta essere lo stesso di quella civile, ossia cercare di trovare una soluzione senza arrivare al tribunale. Sebbene si chiami mediazione non vi è in questo caso un vero e proprio mediatore ma semplicemente le due  parti. Per questo motivo il dott. Ferrari ha cercato di evidenziare quali caratteristiche della mediazione civile potessero essere portare a quella tributaria al fine di migliorarla; prima fra tutte la possibilità di spostare il fisco dalla posizione all’interesse.

Il pomeriggio invece ha visto come protagonista  il dott. Mario Attilio Ostidich che ha affrontato il tema dei colloqui di lavoro.  Per prima cosa è stato evidenziata la differenza tra OCCUPAZIONE ed OCCUPABILITA’ (EMPLOYABILITY): la prima si riferisce al lavoro mentre la seconda rappresenta la capacità di trovare, mantenere e cambiare un posto di lavoro rimanendo sempre sulla “cresta dell’onda”.

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Entrando più nel merito della questione il dott. Ostidich si sofferma sulla valutazione dei CV: essi ormai si presentano scadenti, tutti uguali o molto simili (colpa dei formati europei), con informazioni fasulle in cui ci si vende come “fotomodelle disposte a tutto” ; la mancanza di sincerità rappresenta il problema principale.

CV e colloqui d’altronde sono ancora il mezzo per assumere più utilizzato anche se  oggi i social sono moto importanti: la reputazione in rete è fondamentale, costruirsi un buon profilo linkedin ad esempio può aiutare molto. Bisogna quindi evitare di pubblicare sui social network tutto ciò che potrebbe compromettere una carriera professionale.

Il problema  reale è trovare la propria identità e riuscire a comunicarla con comportamenti e modi di fare.

Andare a  cercare lavoro difatti è un lavoro di marketing: riesco se ho un prodotto di qualità soddisfacente in rapporto al mercato, ovvero che sappia rispondere alle esigenze della domanda.

Dopo questa panoramica generale il dott. Ostidich evidenzia come agisce un buon selezionatore :

  • scartare i piantagrane perché moltiplicano i problemi;
  • non assumere persone troppo insicure, nemmeno se brave, perché fanno perdere tempo;
  • non assumere persone troppo sicure di sé perché tendono ad essere troppo autonome e non si coordinano con gli altri;
  • a seconda del tipo di lavoro cerca una persona che abbia quelle caratteristiche, come ad esempio creatività piuttosto che meticolosità;

Colui che cerca lavoro invece deve:

  • essere sincero;
  • dare del Lei;
  • non dire mai “mi va bene qualsiasi cosa”;
  • mostrare sempre garbo, orgoglio, dignità senza però essere aggressivi o arroganti;
  • trovare le motivazioni;
  • essere puntuale e curato nell’abbigliamento;
  • salutare dando la mano con garbo;
  • ascoltare;
  • controllare la gestualità;
  • mostrare di conoscere l’azienda in cui si vorrebbe entrare a lavorare;
  • limitare l’ansia;

Nel mondo del lavoro le azienda usano strumenti e consuetudini che non insegna l’università; per questo motivo ci vuole:

  • volontà di capire;
  • capacità di agire con entusiasmo, volontà e prudenza;
  • mantenere dei buoni rapporti interpersonali;

Al lavoro bisogna starci 8 ore al girono e quindi se non ci si trova bene diventa pesante.

La giornata si conclude riprendendo il concetto con cui si era aperto il pomeriggio : OCCUPAZIONE VS OCCUPABILITA’, passando attraverso temi collegati al tema del lavoro come quello della crisi.

 

Lezione del 22 Aprile. La sostenibilità attraverso l’Archeologia.

La lezione,  nella mattinata, ha avuto come tema principale la conoscenza del territorio di Lecco attraverso l’Archeologia ed i beni culturali. Mentre il pomeriggio è stato caratterizzato dagli  incontri con  2 professionisti che hanno raccontato  le loro esperienze lavorative.

Paolo Corti

Incominciamo con il tema di Archeologia con Paolo Corti, archeologo operante sul territorio lecchese.
L’archeologia è lo studio dell’uomo e della sua evoluzione.

Quello che differenza gli esseri umani dagli animali quando cessano di esistere è la nicchia ecologica dell’uomo, cioè la memoria. Senza la cultura si dovrebbe ricominciare da capo ogni generazione, quindi è importante sapere chi siamo stati prima per poter fare delle scelte sostenibili.

Sostenibilità ambientale : ” Per sostenibilità ambientale si intende la capacità di preservare nel tempo le tre funzioni dell’ambiente: la funzione di fornitore di risorse, funzione di ricettore di rifiuti e la funzione di fonte diretta di utilità. All’interno di un sistema territoriale per sostenibilità ambientale si intende la capacità di valorizzare l’ambiente in quanto “elemento distintivo” del territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimonio.”

L’archeologia può sostenere l’economia?

La sostenibilità è che la ricerca archeologica continui.
Se vogliamo che le diverse strutture siano sostenute, dobbiamo fare in modo che siano prese in gestione, bisogna cambiare il modo di pensare.
Molti finanziamenti dovrebbero essere destinati anche per la cultura archeologica, è un modo per potare avanti l’evoluzione dell’uomo e l’economia, è un modo per dare più sostenibilità sia per i bene culturali sia per il turismo.

Cos’è un reperto archeologico?

Il reperto è il sotto prodotto del uomo. È un messaggio che viene dell’antichità e l’archeologo lo deve interpretare affinché si possa capire alcune cose del passato.

Come si svolge il lavoro dell’archeologo?

È un lavoro di gruppo insieme con i vari professionisti delle diversi discipline (chimico,etnologo ecc).

1. Si parte dalla fotografia aerea della zona che si vuole studiare ad esempio (Lecco ).

2. Si va sul terreno e si cercano indizi.

3. Si fa un sondaggio sotto terra , Lo scavo si fa mano a mano tra gli strati.

4. Si Raccoglie il reperto.

Bisogna essere molto attenti nella raccolta dei reperti.
Ci sono due modi di agire:

  • Si raccoglie un pezzo  frantumato e lo si porta al museo in quanto non si può più ricostruire il messaggio (cioè la sua storia);
  • Si raccoglie in modo da ricostruire quello che era prima ( esempio una collana). In questo caso il messaggio viene mantenuto.

    In sostanza il lavoro dell’archeologo deve essere molto accurato e paziente dato che il terreno viene campionato e datato in modo da potere ricostruire quello che c’è stato prima. Anche perché lo scavo non è ripetitivo quindi si dovrà interpretare da ciò che ha rilevato l’archeologo (foto ecc.).

Nella seconda parte della giornata, Gaetano Chiappa ci ha parlato della sua esperienza vissuta sia come Responsabile di Caritas sia come Responsabile dei Volontari del Servizio Civile.
Per imparare ad essere un volontario, per agire con professionalità nel momento del bisogno, occorre  formazione per imparare ad usare i diversi attrezzi a disposizione per ogni operazione.

GaetanoChiappa

Il coordinamento avviene con le diverse associazioni per dare formazione alle persone che aderiscono.
Cosi facendo si riescono ad aiutare all’autorità.

Inoltre è importante conoscere i rischi idrogeologici della zona, se c’è un’emergenza, conoscere già il problema, per questo ci sono i piani di protezione civile provinciali che devono essere conosciuti attraverso convegni, formazione ecc.
Per quanto riguarda la Caritas, in primis la sensibilizzazione sulle diverse problematiche socio-economiche in una società molto esigente è in evoluzione com’è la nostra e di conseguenza dando un piccolo contributo nel servizio d’ascolto a chi ne ha più bisogno anche solo di essere ascoltato.

La giornata si è conclusa con Fabio Valtorta, che ha parlato della sua esperienza lavorativa come consulente assicurativo, in cui è emerso soprattutto l’importanza del lavoro in equipe per raggiungere gli obiettivi preposti.

Fabio Valtorta
Inoltre ci ha dato dei consigli utili per il lavoro in campo tali come:
.Conoscere bene il prodotto che si commercializza.
.Credere in quello che si fa e credere in noi stessi.
.Essere noi stessi,  cercando sempre di essere professionali ed onesti nel nostro lavoro, perche siamo noi che ci esponiamo in prima persona.

Xiomara Jimenez

Testimonial #13

VALENTINA POLVARA

VALENTINA POLVARA“Per quanto riguarda la mia esperienza al master Lecco 100 ho solo che un ricordo positivo da testimoniare. Innanzitutto è stato interessante in quanto fin da subito si è imparato ad apprezzare, attraverso giochi o compiti di giornata, quanto il lavoro di gruppo sia fondamentale. Questo ha inevitabilmente permesso ad ognuno dei partecipanti di rivalutare la propria percezione degli altri e del “modo di comunicare intelligente”. Superare gli stereotipi, giostrarli a proprio vantaggio, e’ la sfida quotidiana che in ogni ambito (lavorativo, sociale, famigliare, politico) risulta rivelarsi essenziale per il raggiungimento degli obiettivi. I fatti, le azioni dovranno sempre essere calibrate ragionando sui pro e sui contro, ma senza dimenticare mai l’importanza del tempo che corre; se non si acquisisce -in tempo utile per l’appunto – una solida capacità organizzativa (e di delega!), il rischio di collassare o fallire sarà matematico, inevitabile. Il master ha avuto la peculiarità di porci costantemente in una logica concreta di “scontro con la realtà”, attraverso casi veri e problemi pratici, ci ha permesso di continuare a lavorare con un occhiale da vista nuovo. Gli istituti universitari infatti non sempre sono organizzati per permettere il proficuo confronto in aula e con la realtà professionale, lasciando alle singole esperienze del singolo l’occasione per farlo. Ecco che il master in questo ha saputo distinguersi. Sicuramente la conferma che ho avuto attraverso il corso e’ stata proprio l’acquisizione della capacità per la quale Non sempre i fatti, i comportamenti, le azioni singole o collettive debbano necessariamente essere o bianche o nere, ma anzi, una sfumatura perenne di grigi. Sta al singolo individuo e al singolo team (grazie al suo leader) comunicare in modo e in tempo utile per rispettare il proprio programma di marcia, cogliere i vantaggi di ogni situazione e farne tesoro. Le relazioni createsi durante il corso non hanno negato amicizie continuative. Ricordo con affetto e stima i professori che si sono presi cura di noi, insegnandoci, ciascuno a loro modo, che di fatti si vive e di fatti si cresce. Oggi come oggi non ci si può più permettere di vivere di retorica, ma di concretezza e dimostrazioni serie di savoir faire.”

Testimonial #12

MATTIA VALESINI

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti.

Mi chiamo Mattia e questa è la mia esperienza a Lecco100.

  • La comunicazione è fondamentale.
  • Ascoltare di più, parlare di meno. Solo ascoltando potrai capire come, quando, perché e da chi farti ascoltare.
  • Quando ti esprimi fallo in modo che tutti capiscano. Come un elenco puntato: le persone capiranno e non si annoieranno quando scrivi.
  • Le cose importanti dille subito o scrivile in cima, l’attenzione sarà maggiore e poi non tutti leggono fino in fondo.
  • ​Se una cosa è veramente importante ripetila, così non verrà dimenticata.
  • La comunicazione è fondamentale.
  • Esiste qualcosa oltre l’università. Si chiama lavoro. Ed è molto meno lontano di quanto sembri.
  • C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.
  • Un imprenditore che parla di economia e marketing forse non avrà letto i libri dei professoroni, ma ogni mese paga lo stipendio ai propri operai.
  • C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Anche da chi non ti aspetti.
  • Non sottovalutare mai le tue esperienze. Valorizza ogni tua competenza, colma le tue mancanze e conosci i tuoi difetti.
  • Ringrazia sempre chi ti ha fatto crescere. Nessuno si fa da solo, qualcuno da ringraziare c’è sempre.
  • Non aver paura di esprimere le tue emozioni. Magari fallo in fondo, non tutti leggeranno e tu potrai esprimerle senza timori, proprio a chi è davvero interessato e disposto ad ascoltare, come te.
  • Grazie di tutto, grazie a tutti: organizzatori, tutor, sostenitori e studenti. Grazie.

Mattia Valesini

Brand Analyst & Copywriter

 

Testimonial #11

SHEILACiao

 

Sono Sheila Barone ho 25 anni e sono di Lecco. Laureata magistrale in economia aziendale, direzione amministrativa e professione all’università di Bergamo, da circa 3 anni lavoro in Samsung Electronics Italia dove sono Shop development specialist per la divisione telefonia. Nel mio quotidiano sono responsabile delle aree brandizzate Samsung su territorio italiano e della gestione dei lanci di gamma.

Nel 2012, poco prima di affacciarmi sul mondo del lavoro, ho avuto la fortuna di partecipare al master lecco100. Un’opportunità unica che mi ha permesso di vedere la formazione con un’ottica differente da quella tradizionalmente proposta. Mi è stata data l’occasione di relazionarmi con le persone di successo sul territorio e comprendere gli elementi che fanno di un’azienda una squadra vincente. Ho potuto toccare con mano cosa spinge un’imprenditore ad investire in un progetto e quanto sia fondamentale sapersi relazionare con le persone in quanto tali e non semplici dipendenti. Tutti questi elementi mi hanno permesso di rendere il mio lavoro più efficace nella relazioni con i fornitori e con i clienti, come ottenere soluzioni più vantaggiose e come mediare nei momenti di crisi, in poche parole questo master mi ha formato, migliorato e aiutato a fare il primo passo per raggiungere il mio obiettivo professionale, grazie davvero

 

Sheila

 

LA NEGOZIAZIONE

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Siamo giunti alla nona giornata di master e sono stati presentati dall’abile formatore Piero Guasco due argomenti di fondamentale importanza: la gestione del conflitto e la negoziazione.

La giornata ha inizio con un ripasso degli argomenti trattati durante la terza lezione: la tesi di base è che qualsiasi attività umana  parte da un obiettivo, che è qualcosa di concreto, misurabile, raggiungibile e stimolante. Il porsi un obiettivo dà la possibilità di raggiungere un risultato che, se positivo, porta soddisfazione, quindi felicità e così desiderio.

Alla base di tutti i successi vi è l’assunzione delle responsabilità che significa prevedere gli effetti delle proprie azioni future. Di fatti la persona umana è divisa in parte razionale e inconscio; proprio in quest’ultimo risiedono i valori, che vanno a modificare il comportamento e quindi il risultato dell’analisi che avviene nella parte razionale.

La stella della RELAZIONE è vista come una “cometa che ci guida nel percorso di avvicinamento a noi stessi, in modo da poter conoscere l’altro”.

Stella relazione

Alla base di questo percorso c’è quindi la prima impressione; essa risulta fondamentale e viene accompagnata dal riconoscimento dello stile che passa da: linguaggio del corpo, stile verbale, interazioni, ambiente di lavoro, stile di gestione e comportamenti.

Riproponendo lo suddivisione per colori, viene presentata una teoria che spiega come riconoscere lo stile di una personalità. Vi sono differenti caratteristiche che distinguono i quattro quadranti: il rosso, sinonimo di carattere focoso, estroverso e votato all’azione razionale; il giallo, proprio di chi è allegro, esuberante e che prende decisioni “di pancia”; il verde, proprio delle persone miti e introverse che ponderano le decisioni in base ai propri valori, ed infine il blu, rappresentativo di coloro che analizzano in maniera meticolosa tutte le informazioni e decidono in maniera individuale e puramente razionale.

Colori Jung

Viene poi spiegato come l’ascolto sia il modo più semplice e corretto per superare un conflitto: difatti la realtà dipende dal punto di vista da cui la si osservi. Tramite un opera di F. Bartlett viene mostrata questa tesi e vengono definiti i suoi punti cardinali per evitare un conflitto: fare domande aperte, in modo da lasciare all’altro la possibilità di avere un’opinione propria; ascoltare in modo “empatico”, ovvero immedesimarsi nell’altro; accettare il diverso, che deriva dal valore base di umiltà.

Il conflitto fa dunque parte della relazione interpersonale; se si riuscisse ad identificare lo stile comportamentale dell’altro, si riuscirebbe ad adeguarsi, e così potenzialmente a diminuire le probabilità di conflitto. Il contrasto si rappresenta dunque come una forza che potenzialmente libera l’immaginazione ed è visto come un processo energizzante da gestire, non da eliminare. Di per sé i conflitti non sono né buoni né cattivi a priori, bisogna guardare gli effetti ai quali conducono.

Vi sono quattro tattiche per creare il consenso: creare una base comune; ampliare le aree di consenso; raccogliere le informazioni; cercare la soluzione dei problemi e concentrarsi su di essi, non sulle personalità. Da quanto detto si evince che la gestione del conflitto pone le basi su metodo e negoziazione.

Proprio la negoziazione è il secondo tema della giornata. Grazie ad un breve e divertente sketch il formatore ha poi presentato un classico esempio di negoziazione tra venditore e cliente, mettendone così in luce i punti fondamentali. Possono verificarsi due differenti situazioni: product oriented oppure relation oriented. La prima fa sì che il venditore si concentri unicamente sull’oggetto da vendere e di conseguenza attragga il cliente su di esso; la seconda invece crea una relazione forte tra venditore e cliente, in modo che il primo riesca a capire i bisogni del secondo. Il fine ultimo di questo processo è definire un matrimonio tra cliente e venditore per avere un vantaggio da entrambe le parti.

In ultimo si definiscono quindi i passaggi fondamentali di una buona negoziazione:

  • fare domande;
  • ascoltare fino in fondo;
  • cogliere le PEG (appigli a cui potersi attaccare);
  • prolungare le positività;
  • lasciar cadere le negatività.

Attuando queste procedure si vuole far pendere a proprio vantaggio la bilancia tra positività e negatività.

Non è il venditore che vende, ma è il cliente che compra”.

Nicola Bolognani

 

Lezione del 19/03/2016 La Sostenibilitá

SOSTENIBILITÀ

3 relatori un solo tema: la sostenibilità. Che cosa significa per voi “sostenibilità”? Considerando il significato etimologico, deriva da sub+tenere, letteralmente tenere sopra, sostenere. Wikipedia definisce la sostenibilità, in ambito ambientale, economico e sociale, come “la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente”. Per l’ONU, invece, lo sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere quelli delle generazioni future. Si tratta di obiettivi realmente perseguibili? L’economista e filosofo francese Latouche, nel suo libro La scommessa della decrescita (2007), propone un modello di decrescita delle società dei paesi economicamente più forti, basato sull’ipotesi che se consumassimo di meno permetteremmo ai paesi del Terzo Mondo di crescere, livellando così lo squilibrio attuale, che vede l’80% delle risorse del pianeta in mano al 20% della popolazione mondiale. Le strategie proposte da Latouche per raggiungere lo scopo sono: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare e riciclare. Questo modello, sicuramente alto dal punto di vista morale e sociale, risulterebbe, tuttavia, di difficile applicazione: in primo luogo perché pensare ad una “decrescita felice”, intesa sia come largamente accettata sia scevra di conseguenze sul piano occupazionale e sociale, risulta poco attuabile. In secondo luogo decrescere, significherebbe, implicitamente, non soddisfare i bisogni delle generazioni presenti. Altre soluzioni sono possibili?

Con Angelo Cortesi (Co.EL) abbiamo affrontato il tema della Responsabilità Sociale dell’Impresa (RSI). La Commissione dell’Unione Europea nel Libro verde sulla RSI (2001) definisce la RSI “l’integrazione volontaria da parte delle imprese di obiettivi sociali e ambientali nelle loro attività commerciali e nelle loro relazioni con i soggetti coinvolti”. Due considerazioni sono deducibili da queste poche righe: 1. La RSI è costituita da una buone pratiche adottate in maniera volontaria; 2. Gli stakeholder di cui si deve tenere conto, nell’attuazione di questi obiettivi, sono tutti i soggetti che influenzano e vengono influenzati dalle politiche e dalle azioni delle imprese. Si intuisce, a questo punto, come la RSI non sarà costituita da una serie di leggi imposte dallo Stato di appartenenza, ma da norme etiche, universalmente condivisibili e applicabili. Ma come siamo arrivati a sentire il bisogno di imporci queste regole? Vi ricordate lo scandalo di cui si rese protagonista la Nike nel 1995? Insomma, si scoprì che la multinazionale statunitense non solo aveva delocalizzato la produzione in paesi economicamente sottosviluppati, ma aveva anche scelto di utilizzare, per cucire i suoi costosi palloni, la manodopera infantile. In seguito, nel 1997, venne creata la prima norma etica, nota con la sigla SA8000, che altro non era che la somma, l’aggregazione, di norme precedenti, inerenti il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo. Nell’ultimo ventennio, nuove norme, facenti riferimento a differenti ambiti, sociali e ambientali, sono state elaborate. La sintesi della responsabilità dell’impresa è racchiusa nella ISO26000 (2010), nella quale vengono imposti e auspicati il rispetto dei diritti umani, degli standard internazionali, della legge e degli stakeholder. Oltre a questi concetti, che afferiscono principalmente alla sfera dell’etica morale, la norma prevede altri due punti: la trasparenza, nell’attuare e nel perseguire gli obiettivi dell’azienda e nella scelta consapevole delle provenienza delle materie prime e la responsabilità, vale a dire l’impegno, da parte delle imprese, nel rispondere delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano e nel valutare l’impatto che il loro operato ha avuto, sta avendo ed avrà sulla società, sull’ambiente e sullo sviluppo. Che cosa possono fare i consumatori per premiare le aziende che si impegnano a rispettare queste buone prassi? Riprendo una definizione dell’economista Leonardo Becchetti (Il mercato siamo noi, 2012), “La forza decisiva per costruire dal basso un benessere equo e sostenibile sarà il “voto col portafoglio”. Ovvero la sempre maggiore consapevolezza dei cittadini che le loro scelte di consumo e risparmio sono la principale urna elettorale che hanno a disposizione”. Le linee guida della Commissione Europea non sono le sole a porre l’attenzione sullo sviluppo sostenibile. Nel 2010 è nata la Federazione per l’economia del bene comune, nella quale il bilancio del bene comune si misura calcolando quanto un’organizzazione fa per il bene comune. L’Economia del Bene Comune (EBC) consiste, pertanto, in “ un sistema economico alternativo, fondato su valori che promuovono il bene comune. L’economia del bene comune è una leva di cambiamento sul piano economico, politico e sociale – un ponte tra il vecchio ed il nuovo” (http://www.economia-del-bene-comune.it/it). Nel pomeriggio l’aula è stata animata da Giovanni Pastorino, imprenditore proprietario della Deltacalor e da mons. Franco Cecchin, prevosto della basilica San Nicolò di Lecco. Entrambi hanno toccato il tema della giornata, declinandolo, chiaramente, in base al proprio ambito di interesse.

Giovanni Pastorino ci ha inoltre spiegato quali sono i valori e le scelte che hanno portato la sua azienda ad essere competitiva su di un mercato maturo a livello sia nazionale sia europeo: innovazione e creatività. Il risultato del lavoro sinergico di queste due componenti, si può esplicitare in brevetti, che garantiscono la proprietà intellettuale e tecnologica dell’innovazione apportata. Un consiglio a noi giovani? Siate trasparenti, proattivi e imparate le lingue! Ultimo intervento della giornata: mons. Cecchin, il quale ci ha fatto riflettere su come la sostenibilità sociale sia imprescindibile da quella economica. Don Franco ha, inoltre, considerato il significato etimologico del termine. Applicando il significato “sostenere” all’agire di ogni singola persona ci ha suggerito di non disperdere energie in tante piccole attività non necessarie e superflue ma di concentrare le nostre forze su obiettivi specifici e realizzabili. Concludo riportando una fiaba della tradizione orale africana: Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Tutti, tranne un piccolo Colibrì, che raccoglieva una goccia d’acqua nel suo becco e la portava sull’incendio. E poi di nuovo via: ritornava al laghetto raccoglieva una goccia d’acqua e la portava nuovamente verso il fuoco. Il Leone, vedendolo intento in questo lavoro, gli chiese: “Ma che combini? Non vedi che la Foresta brucia e che tutti gli animali scappano. Cosa pensi di fare?”. Il Colibrì guardò il Leone negli occhi e gli disse: “Io faccio la mia parte”.

Laura

Testimonial #10

CHIARA BELLINGARDICiao!

Mi chiamo Chiara Bellingardi, ho 28 anni  e ho avuto la fortuna di partecipare al Master Lecco100 nel 2014. Proprio da quello stesso anno sono in Confartigianato Imprese Lecco dove mi potete trovare all’ Ufficio Formazione con Matilde e Larissa e all’ Ufficio Competitività, come referente per lo sportello Europa.

Ma facciamo un salto indietro.

Poco prima di incominciare l’esperienza positiva del Master, terminavo il mio percorso di studi con la laurea magistrale, si chiudeva una collaborazione lavorativa e mi rimettevo in cerca di una nuova occupazione. Ho spesso lavorato e studiato contemporaneamente e ho sempre creduto che per eccellere e raggiungere i propri obiettivi serva una costante attività di crescita personale. Per questo motivo, quando venni a conoscenza che tra le finalità del Master c’era quella di far emergere la consapevolezza di esprimere al meglio le mie potenzialità oltre al fatto che gli organizzatori ritenessero i ragazzi iscritti dei veri “talenti”e non dei classici studenti, non ci pensai due volte e mi dissi:”Perché no?”.

Ciò che mi ha colpito favorevolmente della programmazione didattica è stato il pragmatismo delle lezioni interattive con il docente  e con il gruppo. In particolar modo, grazie alle simulazioni sperimentate in prima persona, durante la giornata dal titolo “Conoscere gli altri”, riuscì a vivere la “sfida” della selezione, nei colloqui di lavoro che sostenni contestualmente al Master, in modo più consapevole e sicuro.

L’Associazione Lecco100, inoltre, mi ha dato la possibilità di apprezzare l’impegno e l’entusiasmo di imprenditori, provenienti da realtà diverse del territorio, che portando la propria testimonianza in aula mostrarono come il mettersi in gioco, il rischiare e l’avere passione siano essenziali per primeggiare e distinguersi.

Alla luce della mia esperienza, posso dire ai giovani lecchesi di non avere paura e di buttarsi in un percorso come questo perché non è solo gratuito e vicino a casa, ma è un’ ottima occasione da non perdere! In più aggiungeteci  che la chiave di successo del Master risiede nel suo slogan “Con Vivo Entusiasmo!” che caratterizza dapprima il suo fondatore e i suoi collaboratori e che poi contagia a macchia d’olio tutti i suoi partecipanti.

In bocca al lupo!