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Lezione del 6 marzo – Strumenti di progettazione

La lezione del 6 marzo si svolge, per cause di forza maggiore, in via telematica ed è tenuta dalla Life Coach Cristina Pedretti.

Cristina Pedretti

La dott.sa Pedretti apre la lezione presentando velocemente lo strumento che stiamo usando per connetterci: si tratta di Zoom, un servizio di Cloud computing che offre servizi di conferenza remota utilizzato spesso nelle sue sessioni di coaching individuale ma che può essere gratuitamente anche per sessioni di gruppo di 40 minuti come le nostre. La lezione mattutina si svolgerà in tre sessioni.

La prima sessione si apre con un giro di presentazione di tutti gli alunni del Master. In seguito anche Cristina si presenta e racconta l’evoluzione della sua vita a partire dal momento in cui ha frequentato il Master Lecco100 utilizzando l’originale metodo della “Borsa dei ricordi”. Cristina fa passare davanti allo schermo diversi oggetti che la rappresentano o sono importanti per lei (scarpa col tacco, foto del matrimonio, lattina, tesina di maturità, pubblicazione con affreschi, spillina di Apple, libro PNL), ogni alunno sceglie quello che lo incuriosisce di più e Cristina racconta la storia legata a quell’oggetto.

La seconda sessione è invece dedicata al racconto da parte della life coach della nascita e dell’evoluzione del suo progetto “Chiacchiere da Venere” sottolineando come utilizzare gli strumenti di progettazione.

In primo luogo la dott.ssa Pedretti sottolinea che se vogliamo realizzarci è importante avere una visione chiara su chi siamo e su dove vogliamo arrivare.

L’idea di “Chiacchiere da Venere” nasce nell’agosto del 2016 come raccolta di interviste su temi femminili, ampliandosi poi con la creazione di un blog, un podcast, un sito web e un canale Youtube elaborati con grande attenzione alle modalità comunicative. Cristina sottolinea che ad un certo punto del suo percorso ha capito che il suo obiettivo finale non era più solo quello della divulgazione, ma quello di diventare una personal coach per aiutare le donne nella realizzazione di sé. Per questo motivo chiaramente la sua strategia è cambiata, abbandonando per esempio gli investimenti in social network, ma lavorando sulla sua immagine attraverso il personal branding e la brand awareness. Il suo progetto in questo modo è maturato arrivando ad essere la sua attività principale nella quale promuove anche eventi e percorsi di coaching personalizzati.

Cristina offre una panoramica sui risultati ottenuti nei vari anni dalla sua attività in termini di visibilità (followers, visite al sito, iscrizioni alla newsletter e acquisto infoprodotti) e i suoi progetti futuri, strategie di crescita e nuovi obiettivi.

A questo punto la life coach introduce uno strumento molto utile, utilizzato anche da lei per la realizzazione dei progetti: il Business Model Canvas (BMC). Tale strumento consiste in uno schema che permette di ragionare su una nuova attività e che offre una visione complessiva cioè di tutti gli aspetti del progetto.

L’esperta consiglia, per chi è interessato, la lettura del libro “Creare modelli di business” di Alexander Osterwalder e Yves Pigneur che approfondisce l’argomento.

Cristina spiega che spesso i bandi europei e non solo (che saranno trattati nella terza sessione) ricalcano il modello del BMC e mostra agli alunni un progetto da lei scritto per la partecipazione ad un bando.

La life coach sottolinea che in generale quando si partecipa ad un bando è importante essere focalizzati e riprendere, nella risposta, gli elementi presenti nella domanda. Altri elementi da avere ben chiari sono anche:

  • criteri formali – l’eleggibilità del destinatario,
  • il budget di riferimento,
  • la calendarizzazione
  • le procedure di valutazione dei risultati che si intendono mettere in atto
  • le risorse a disposizione (partner chiave, attività chiave, canali…).

Infine Cristina ricorda che, per la buona riuscita di un progetto, oltre all’idea creativa e ai contenuti è importante anche avere una certa gestione contabile.

La terza ed ultima sessione mattutina viene poi dedicata agli strumenti di progettazione per l’accesso ai bandi gestiti dall’Unione Europea, in particolare attraverso il Project Cycle Management, ovvero la gestione del ciclo del progetto (vedi figura)

Cristina infatti è un’esperta anche in questo campo avendo frequentato un apposito master.

Il PCM è un format ideato dall’UE negli anni 90 come modello di riferimento univoco per la progettazione da parte di soggetti pubblici e privati con lo scopo di fornire alcuni standard per rendere più efficaci gli interventi di progettazione, capitalizzando al massimo gli investimenti della Commissione Europea sullo sviluppo dei paesi membri dell’UE.

Dopo aver analizzato l’iter procedurale, ponendo l’attenzione sulle caratteristiche delle varie fasi e sui soggetti coinvolti, l’intervento si è soffermato sulle principali caratteristiche che un buon progetto dovrebbe avere, ossia:

  • la pertinenza,
  • la fattibilità
  • la sostenibilità (e autosostenibilità anche a lungo termine quando non vi è più il finanziamento).

Cristina sottolinea che per creare un progetto bisogna partire da un problema concreto e presente, focalizzandosi anche sui reali bisogni dei destinatari, per poi creare una gerarchia di cause e conseguenze.  Lo strumento consigliato dalla dottoressa Pedretti per mantenersi focalizzati è l’“albero dei problemi” che consiste nel partire da un macro-problema reale analizzandolo attraverso la tecnica del brainstorming per individuarne sotto-problematiche, cause e conseguenze.

In seguito lo schema creatosi attraverso questa attività di pensiero è sottoposto ad un cambiamento di prospettiva, un ribaltamento, divenendo “albero degli obiettivi”, obiettivi sia generali che specifici. In questo modo, infatti, i micro e macro-problemi prima individuati divengono gli obiettivi effettivi, gli scopi del progetto, e le loro cause diventano gli oggetti sui quali agire. Infine per assicurarsi un continuo controllo delle risorse, delle spese e delle condizioni verificabili per ciascun obiettivo ci possiamo servire anche del Logical Framework Matrix, ovvero l’approccio al Quadro Logico, e del già presentato Business Model Canvas.

I vantaggi derivati dall’utilizzo di questi strumenti sono molteplici:
– la formulazione chiara degli obiettivi
– il focus sui risultati
– la flessibilità rispetto alle azioni messe in pratica
– la sostenibilità
– la possibilità di monitoraggio e controllo continuo

Nell’ultima parte della sessione vengono poi proposte alcuni spunti per attività di autoanalisi e di empowerment personale.

Ogni alunno individualmente deve completare la propria ruota del lavoro e della vita (vedi figura) colorando in primis i livelli attuali raggiunti per i vari aspetti proposti e in seguito, con un altro colore, i livelli che vorrebbe raggiungere. Ogni anello concentrico è un punto e può essere colorato quindi da 0 (= livello minimo di soddisfazione) a 10 = livello massimo, con 6 come sufficienza).

La dott.sa Pedretti pone poi alcune domande per far riflettere gli alunni sulla propria situazione:

  • In quali “fette” c’è maggior coincidenza tra stato attuale (SA) e stato desiderato (SD)?
  • Quali aspetti ti hanno sorpresa di più durante questa riflessione?
  • Cosa puoi fare per riempire di colore le aree che sono un po’carenti?
  • Quali cose/fatti/circostanze vedi come possibili ostacoli a questo?
  • Se non hai colorato come SD fino al 10 alcuni spicchi chiediti: “Perché”?

In seguito la life coach propone anche l’attività delle “Cinque domande chiave” ideato da P. Ducker. Si tratta di porsi cinque domande introspettive che aiutano a conoscersi meglio, sono domande che fanno crescere.

Le domande sono le seguenti:

  1.  Quali sono i miei PUNTI DI FORZA?
  2.  Come PERFORMO MEGLIO?
  3.  Quali sono i miei VALORI?
  4.  A cosa APPARTENGO?
  5.  A cosa dovrei CONTRIBUIRE e come posso FARE LA DIFFERENZA?

Dopo un primo momento di lavoro individuale e libero si è passati alla focalizzazione di un obiettivo definito S.M.A.R.T. e alla stesura di un personale piano d’azione per il raggiungimento di tale obiettivo, definendo step che fossero specifici, a basso rischio percepito, realizzabili a breve tempoverosimilmente raggiungibili e congrui con il risultato atteso.

L’attività di coaching, spiega infine la life coach, è volta proprio a supportare i soggetti durante il periodo di progettazione e realizzazione di un obiettivo, affrontando la paura, la demotivazione e il disorientamento.

Ringrazio la dott.sa Pedretti per avere condiviso con noi la sua esperienza personale e le auguro di raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissata!

Il master prosegue nel pomeriggio con la lezione di Alessio Sperlinga sempre incentrata sulla progettualità.

Alessio Sperlinga

Alessio spiega che nella vita, quando vogliamo raggiungere un obiettivo, dobbiamo rassegnarci all’incertezza. Non abbiamo infatti controllo se non sulle nostre intenzioni.

L’esempio tipico della persona che vive nell’incertezza è quello del venditore. Focalizzandosi sulla figura del venditore, gli alunni, con l’aiuto di Alessio, individuano i vari aspetti che servono per raggiungere un obiettivo.

Non è facile raggiungere e soprattutto mantenere i risultati (anche se la persona, l’azienda e il prodotto piacciono molto ci può sempre essere qualcuno più bravo), per questo non possiamo mai permetterci di avere sicurezza ed è importante essere preparati.

La preparazione richiede 3 aspetti:

  1. La preparazione tecnica ossia tutto ciò che serve sapere per raggiungere l’obiettivo in termini di conoscenza (conoscenza sul prodotto, sul contesto e su tutti i dettagli.)  Oggi la preparazione tecnica è prevalente, è necessario aggiornarsi continuamente.
  2. La piena referenza automotivata (PRA) che è l’obiettivo finale a cui tendere. Per esempio nel caso del venditore la PRA non è solo la vendita del prodotto, ma consiste nel fatto che il cliente, oltre a comprare, parla bene del venditore, del suo prodotto e della sua azienda, così da avere influenza sugli altri. La PRA per essere efficace deve essere diretta.
  3. La preparazione psicologica ossia la capacità di crearsi un’immagine positiva o di conoscere l’immagine positiva dell’altro. Il nostro cervello infatti è una “scatola nera”, a determinare la realizzazione di un obiettivo è l’immagine che io mi faccio dell’obiettivo.

Inoltre conoscere le immagini positive degli altri aiuta ad andare incontro alle persone con cui interagisco e quindi rende i rapporti più agevoli

La parte finale della giornata è stata poi dedicata alla testimonianza dell’ospite Diana McWilliam, volontaria dell’Associazione Fabio Sassi che ha creato la struttura del Nespolo ad Airuno, eccellenza nelle cure palliative.

Diana McWilliams

Diana ha raccontato la sua esperienza come volontaria per l’assistenza ai pazienti terminali, la realtà delle cure palliative sia domiciliari che all’interno della struttura del Nespolo e infine ha riportato le esperienze di alcuni pazienti ricordando che la cosa fondamentale è dare dignità alla vita anche negli ultimi istanti.

Infine Diana invita tutti a parlare della vita e della morte con naturalezza.

Non posso che ringraziare Diana per il suo servizio e per l’intervento toccante e commovente.

Gaia Milani

TESTIMONIAL #25

Sono Marco Piatti, ho 32 anni e ho frequentato l’ edizione 2015 del Master promosso dall’Associazione Lecco100.

La passione per il marketing e per i social mi ha portato ad entrare in contatto con l’Associazione Lecco100 e il suo Master.

Nel 2014, verso dicembre, stavo progettando il mio futuro post universitario. Mi sarei laureato a marzo e non avevo la minima idea su cosa mi avrebbe riservato il futuro.

Laurea specialistica? Un Master per approfondire gli argomenti che tanto mi piacciono? Iniziare a lavorare?

Aprii il mio pc e iniziai a cercare su Google se nella zona di Lecco c’era la possibilità di frequentare un corso che trattasse, in modo approfondito, del marketing.

Mi ritrovai sul sito di una “strana” Associazione lecchese che proponeva a giovani talenti un percorso formativo gratuito e poco impegnativo in termini di tempo (le lezioni si svolgono un giorno a settimana).

Scrissi subito una mail per chiedere maggiori informazioni e mi ritrovai, dopo pochi giorni, ad un pranzo conoscitivo con i responsabili del Master e con alcuni miei futuri compagni. In realtà non si trattava di un semplice pranzo ma di un test per verificare la mia motivazione e probabilmente riuscii a trasmetterla perché poco dopo mi fu comunicato che ero stato selezionato per partecipare al Master 2015.

Le lezioni iniziarono proprio in questo periodo (inizio febbraio 2015) e capii subito che non era un corso “ordinario”.

Le lezioni in aula sono completamente diverse da quelle universitarie. Non c’è un professore/formatore che spiega la sua materia seduto alla cattedra ma gli incontri sono strutturati per essere un continuo scambio di informazioni e di opinioni.

I giovani hanno inoltre l’opportunità di incontrare alcuni imprenditori del territorio lecchese che dedicano parte del loro tempo per raccontare le loro esperienze e per rispondere alle curiosità.

C’è la possibilità di lavorare in gruppo a progetti reali, offrendo così l’occasione ai giovani di mettersi in gioco e imparare dai propri compagni.

Sarei falso se dicessi che tutte le lezioni mi sono piaciute allo stesso modo ma sicuramente tutti gli argomenti trattati mi hanno permesso di ampliare le mie conoscenze e di poter crescere.

Il Master è pensato per offrire degli spunti ai giovani che ancora non hanno le esperienze e le conoscenze degli adulti, per poter in questo modo costruire il proprio bagaglio culturale.

Una delle cose che ho imparato grazie a questo Master è di guardare (o almeno cercare di farlo) le cose da un punto di vista diverso per risolvere i problemi che mi trovo ad affrontare nella vita quotidiana e nel lavoro.

Un’altra cosa che ho potuto apprendere riguarda l’importanza di lavorare su sé stessi. Ogni persona deve seguire le proprie passioni e i propri sogni, concentrarsi su tutti gli aspetti in cui si sente preparato, unico e forte e sviluppare queste conoscenze per diventare “iper-qualificato”.

In futuro vorrei partecipare ancora a qualche lezione del Master per tenermi aggiornato e per ampliare le mie conoscenze su determinati argomenti.

Concludo consigliando la partecipazione al Master solo a quelle persone che realmente vogliono cambiare la loro vita e affrontare una sfida.

Se sei una persona convinta di non poter apprendere nulla di nuovo e che non è motivata a mettersi in gioco NON è un corso adatto a te.

Marco

testimonial #24

Il master per me è stata una opportunità di crescita personale, perché per come è strutturato il percorso di formazione, hai la possibilità di andare oltre i tuoi limiti e sfidarti ogni volta, testando nella vita di tutti i giorni quello che hai appreso.

È un master con un grosso focus sull’individuo, ma anche sul concetto di comunità e di responsabilità etica, anche alla luce dei grossi cambiamenti che il panorama internazionale sta vivendo.

Lo consiglio vivamente a tutti perché se correttamente sfruttato, ti permette di allargare i tuoi orizzonti ed evolvere.

Matteo Piffaretti

TESTIMONIAL #23

Se dovessi definire con una parola sola la mia esperienza con il Master Lecco100 userei la parola Sorpresa.

Già piacevole sorpresa!
Non risiedevo ancora in provincia di Lecco quando mi è capitato di leggere questa iniziativa e non immaginavo neanche potesse regalarmi tanto ed invece sono rimasta soddisfatta e contenta di averla vissuta.
Rappresenta un’ottima opportunità di crescita personale, grazie all’incontro con docenti ed imprenditori competenti che affrontano in ogni giornata temi interessanti e stimolanti, guidati poi da ottimi consigli ed esempi di esperienze personali e non.


Non si tratta del classico corso universitario insegnante-allievo, ma tutti sono sullo stesso livello, ed è così che si genera valore in un clima di accoglienza e curiosità da entrambe le parti.
Bellissima esperienza che consiglio sia per i docenti che per i contenuti trattati (tanti e soprattutto utili) e per lo splendido gruppo di colleghi che ho conosciuto!
Grazie!

Lucia Ciampaglia 

TESTIMONIAL #22

Secondo il punto di vista dell’imprenditorialità, un talento è un professionista impegnato a mettere in pratica le sue capacità per ottenere risultati sempre migliori. In altre parole, avere talento significa unire competenza e impegno – e questo è esattamente quello che il Master Lecco100 dona ai suoi giovani partecipanti.

Mi chiamo Erica, mi occupo di formazione ed orientamento al lavoro e sogno la libera professione come Psicologa del Lavoro & HR. Il Master Lecco100 è stato per me un percorso di introspezione, alla scoperta dei miei punti di forza sul piano personale e professionale, ma soprattutto delle mie aree di miglioramento.

Il Master propone un programma di formazione ricco, valido ed interdisciplinare, permettendo in ogni incontro la scoperta di novità e allo stesso tempo il consolidamento di nozioni già esplorate. È un’esperienza di crescita che consiglio a quanti abbiano sempre sete di conoscenza, mossi da una curiosità sincera e da una spinta interna al continuo miglioramento.

Con vivo entusiasmo,
Erica Riganelli

TESTIMONIAL #21

LECCO100 è l’esperienza formativa più bella, arricchente ed entusiasmante che abbia fatto finora !

Un concentrato di nozioni di alto livello, ma anche e soprattutto di storie, esempi, condivisioni, incoraggiamenti, sostegno e supporto che a distanza di mesi fruttano ogni giorno sempre più e che serberò ed impiegherò con cura.

Qui ho trovato una palestra del futurocompleta e dei compagni di avventura magnifici !

La consiglio vivamente a chi sente la voglia ed il bisogno di trovare tutto ciò e molto di più.

Valentina Perucchini

SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL 10° MASTER LECCO100

Sono aperte le iscrizioni al 10° Master Lecco100.

Il Tema del Master sarà : La Responsabilità

La responsabilità è l’effetto del nostro essere attori agenti nel mondo. Purtroppo alla grande capacità creativa umana non corrisponde una capacità di prevedere le conseguenze delle nostre creazioni e quindi il tema della responsabilità ha una declinazione globale, per l’ambiente, l’economia, la società umana.

PRESENTAZIONE MASTER 2020 Scarica la presentazione

Social Responsibility Reliability Dependability Ethics Concept

11 maggio – sicurezza informatica

L’argomento della mattinata di sabato 11 maggio è la sicurezza informatica. A chiarirne molti aspetti e a confrontarsi con i ragazzi sul tema è l’esperto di informatica del Master Lecco100, Alessio Sperlinga.

La mattinata si apre con una riflessione: la rete, che ormai tutti conoscono e in cui molti navigano quotidianamente, è nata ed è giustamente percepita come uno spazio libero e come uno strumento che ha permesso a chiunque avesse una connessione di accedere al sapere. Ma Internet è davvero uno spazio consacrato alla libertà o, in realtà, c’è il rischio di subire condizionamenti con il suo utilizzo?

In un’epoca in cui la costruzione dell’identità è un tema essenziale, non si può non tenere conto di come l’identità “online” che ognuno ha, perché la costruisce da sé o perché gli viene attribuita, spesso non corrisponda esattamente all’identità reale. Da un lato, non si ha mai la certezza che le persone con cui si interagisce su Internet siano quello che sembrano o che dicono di essere; dall’altro, a causa del sempre più sfrenato uso della profilazione, i nostri comportamenti online vengono analizzati e trasformati in dati. È come se si fosse passati dalla convinzione del “io sono quello che dico che sono” all’incubo del “io sono quello che Google dice che sono”. La nostra libertà viene quindi di fatto ridotta ed espropriata per logiche di sicurezza e di mercato.

Il nostro attaccamento alla tecnologia, inoltre, ci porta a stabilire un rapporto di profonda dipendenza dagli oggetti che ci permettono di restare sempre connessi, tanto che, se per caso dovessero rubarci il cellulare, sentiremmo di aver perso un pezzo della nostra identità.

Queste circostanze fanno sì che chiunque usi la tecnologia sia esposto a dei rischi. Senza essere fatalisti e pensare subito alle drammatiche conseguenze di un eventuale furto di identità, il fatto che i nostri dati, nel momento in cui si utilizza la rete, non siano al sicuro è una realtà che non può essere ignorata.

È per questo che, come spiega Alessio Sperlinga, è auspicabile avere un atteggiamento prudente quando si tratta di svolgere attività in rete e fornire i nostri dati. L’informatico consiglia ai ragazzi del Master di adottare alcuni accorgimenti, per arginare e limitare le invasioni della privacy e, di fatto, la limitazione della libertà personale.

Per cominciare, in luoghi potenzialmente presidiati, sarebbe bene prestare attenzione a quello che si dice e parlare pensando di essere ascoltati, poiché potrebbero esserci dei microfoni che registrano i temi di cui parliamo e le opinioni che esprimiamo.

Un altro consiglio riguarda l’uso degli strumenti di pagamento: quando si effettua un pagamento online è infatti consigliabile usare solo carte ricaricabili, e non carte di credito per via della tracciabilità delle operazioni svolte con quest’ultime.

Ambito che è forse di maggior interesse per i ragazzi del Master è quello relativo alla gestione dei profili social. Questi profili sono infatti profondamente personali e può capitare, specialmente nelle ore serali, come è stato dimostrato da alcuni studi, di scrivere cose più intime che, una volta pubblicate e condivise, rimangono nella rete per sempre. Particolare attenzione si dovrebbe prestare, in questo caso, anche alla condivisione di dati sensibili come il sesso, le opinioni politiche e sindacali, l’appartenenza religiosa; tutte informazioni che, guarda caso, la maggior parte dei social media ci invitano ad inserire non appena cerchiamo di creare un profilo.

La costruzione della propria web reputation sui profili social è cosa delicata, poiché è ormai risaputo che molti selezionatori, durante il momento di scelta dei candidati migliori per determinate posizioni lavorative “sbirciano” i profili social e tendono a classificare i candidati sulla base dei post e delle foto condivise. È per questa ragione che, nel caso si abbiano passioni particolari o interessi curiosi, è consigliabile creare vari canali in cui creare post relativi, e condividere poi questi post sulla propria bacheca dal canale, in modo da evitare di essere identificati unicamente con i propri hobby e interessi privati “a prima occhiata”.

Alessio suggerisce inoltre di fare attenzione anche alle app che si scaricano e si acquistano, poiché spesso richiedono autorizzazioni per accedere ad informazioni di altre app come la rubrica, la galleria del telefono, ecc., che non sempre risultano necessariamente connesse al funzionamento dell’app scaricata. Per quanto riguarda invece la protezione della propria privacy, è consigliabile avere delle password per ogni app, richieste all’apertura. Se siamo a corto di fantasia, la tecnologia ci viene ancora una volta in aiuto: esistono infatti al giorno d’oggi dei generatori di password, che ci permettono di non cadere nella (purtroppo affascinante) trappola di usare la stessa password per tutti gli account. Se questo infatti può sembrare molto comodo, in realtà ci espone ad innumerevoli rischi.

Un altro accorgimento che si può adottare per proteggere i propri dati e documenti è quello di ricorrere alla crittografazione, scaricando appositi programmi che consentano di proteggere i nostri dati, chiedendo una password al momento dell’accesso. Questa tecnica è molto utile anche per salvare eventuali liste di password utilizzate per diversi account, e che altrimenti ci dimenticheremmo: sarà possibile per noi averle sempre a portata di mano, ma sarebbe difficilissimo per un estraneo raggiungerle, se protette da crittografazione.

È molto importante, inoltre, fare un back up abituale dei propri dati e documenti, per evitare di esporci ai rischi di perdita e danneggiamento dei nostri file. Da ultimo, ma non per importanza, è essenziale dotarsi di un buon antivirus, da installare su tutti i nostri dispositivi elettronici.

Dopo tutti questi utili consigli, non ci resta che metterli in pratica per fare un uso consapevole della rete!

Arianna Scaglia

10 maggio educarci è una cosa seria – testimonianze di imprenditori

Educarci è roba seria

La giornata di venerdì 10 maggio ha avuto come tema principale l’educazione, che è una cosa molto seria e in seguito le testimonianze di imprenditori ed attori del territorio lecchese.

La mattinata è iniziata con l’intervento del vulcanico Johnny Dotti: scrittore, educatore, imprenditore sociale, pedagogista, docente dell’università Cattolica di Milano e della SEC.

È da molti anni impegnato nel “terzo settore” a livello nazionale ed europeo, lui stesso ha affermato di vivere in una comunità di famiglie con figli adottivi al seguito.

Ha scritto diversi libri tra cui appunto: “Educarci è roba seria”. Johnny affronta il tema dell’educazione dove, secondo la sua opinione, è una competenza dell’uomo e non imputabile meramente alla scuola o alla famiglia.

La differenza che caratterizza l’uomo dagli altri esseri viventi è la tempistica dell’educazione, infatti, essa richiede molto più tempo.

Applicando questo concetto al lavoro, senza una dimensione educativa, è molto difficile dirigere un’impresa o i propri collaboratori.

Nella fase educativa molto spesso si commettono degli errori: nel rapporto padre-figlio in cui il primo cerca di proiettare i suoi sogni su quest’ultimo, senza dargli modo di sviluppare i propri.

L’educare oltre che essere un compito molto arduo non da mai un risultato certo, rimane sempre un mistero.

I tre principi cardine nell’educazione sono:

  • Attesa
  • Essere pazienti
  • Appassionarsi

Dopo una breve introduzione attraverso la pubblicità che ai giorni nostri è rivolta a un gruppo di persone (sharing, condivisione) ecc. a differenza del passato, dove si focalizzava sul singolo individuo (tutto intorno a te).

Siamo giunti a trattare il tema della comunità, instaurata sin dai tempi dei primitivi che svolgevano le varie attività insieme per raggiungere un fine comune.

Tra i vari progetti molto cari al Docente ci sono gli oratori, intesi non solo come luoghi di formazione alla vita cristiana ma vere e proprie “piccole imprese”. Il lavoro va sperimentato sin da giovani, tramite piccoli lavoretti in grado di apportare un beneficio alla collettività e dare loro autonomia, afferma Johnny. Ai giorni nostri, molto spesso, i ragazzi dopo essersi laureati entrano nel mondo del lavoro sognando lavori iperspecializzati in posizioni manageriali che difficilmente si realizzano. Questo “modello” è ben spiegato in un altro suo libro: “Oratori generatori di speranza” che ha preso piede in alcune zone della bergamasca e della bassa bresciana.

Un altro progetto riguarda invece l’aggregazione di persone di varie fasce d’età e problematiche sociali (giovani, anziani, disabili). Secondo la sua opinione è sbagliato separarli tra loro e metterli in luoghi chiusi o strutture specializzate. Bisogna unirli tra loro come ad esempio a Milano: giovani con difficoltà nel pagare appartamenti, ospitati a casa di anziani per farsi compagnia tra loro, senza dover per forza essere i loro badanti.

Il primo ospite del pomeriggio, per il ciclo “Gli imprenditori si raccontano” è stato Monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco.

La storia di Don Davide è stata molto curiosa: originario di Valgreghentino inizia a lavorare sin da quattordici anni presso una galvanica della provincia, dove afferma di aver imparato l’importanza del lavoro. In seguito ricopre diversi ruoli lavorativi in aziende del lecchese, tra cui anche per la Airoldi & Belgeri.

Nel 2001 diventa prete e per dodici anni è responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano e portavoce di 3 arcivescovi: Tettamanzi, Scola e Delpini. Attualmente è il nuovo prevosto di Lecco.

Ci ha invitato a perseguire le cose che ci infiammano da dentro e ci danno un senso, come se fosse la nostra “chiamata”. Prestare attenzione, ascoltare le parole e i consigli dei nostri amici o delle persone che ci vogliono bene, è stato un altro suggerimento che ci ha dato nel corso della lezione.

La seconda ospite della giornata è stata l’architetto Mary Dossi, ex corsista del Master Lecco 100.

Laureata in architettura ha un suo studio in città con diversi collaboratori. Sin da subito si denota essere una ragazza molto solare, sempre con il sorriso stampato sulle labbra ma allo stesso tempo molto determinata a raggiungere i suoi obiettivi. Mary ci confida che, grazie al Master, ha capito che persona Non sarebbe voluta diventare.

Ha persino rinunciato a un’importante offerta di lavoro nel più prestigioso studio di architettura di Milano pur di essere una persona felice.

Il Master le è servito inoltre per renderla una persona e professionista migliore, facendole capire come le relazioni apportino un contributo importante per raggiungere la felicità interiore.

Il volontariato e il rendersi utile agli altri sono ottimi aggregatori sociali, afferma Mary, essendo lei stessa volontaria e organizzatrice di eventi sportivi nella città di Lecco.

Come ultimo ospite è stato il turno di Sergio Bartesaghi, imprenditore della utensileria Franco Bartesaghi di Merone, operante nel settore meccanico,

Sergio Bartesaghi con Angelo ed Emanuele Belgeri, nel 2010 hanno aderito tra i primi, alla nascita del gruppo TechnoTradeGroup® dedito alle forniture industriali. Entrambe le loro società fanno parte di questo gruppo che ne conta attualmente 44, sparse sul territorio nazionale e che ha sviluppato il proprio marchio Ttake.

Questo esempio dimostra come una sana collaborazione tra i vari attori in gioco sia notevolmente migliore e prolifica, rispetto a una concorrenza spietata, dove a rimetterci, sono tutti.

Ci ha elencato una serie di fattori, da utilizzare soprattutto in merito alle decisioni cruciali da prendere, quali:

  • Condivisione
  • Aggregazione
  • Informazione
  • Passione

Alla prossima puntata!!!

Andrea Sarcinella

Lezione del 3 maggio – capitale umano e testimonianze imprenditoriali

La giornata di venerdì 3 maggio è incentrata sul tema del capitale umano e relazionale e la testimonianza di imprenditori.

Sono ricco di relazioni ma amo la solitudine e il silenzio. Coltivo l’intelligenza che va nel profondo ma sono una persona estremamente pratica. Insomma, una persona un pò bipolare” è questa la frase con cui si identifica Massimo Folador con cui apre la giornata dedicata al tema del capitale umano e relazionale.

Folador è formatore, docente universitario di Business Ethics e sviluppo sostenibile presso la LIUC, imprenditore nel campo della consulenza e formazione aziendale con la sua società Askesis srl, che annovera tra i propri clienti alcune fra le principali imprese italiane.

Dopo aver conseguito la laurea in Scienze politiche si è lanciato nella Milano da bere, nel business e nel vero successo professionale.

Ha sviluppato una carriera manageriale all’interno di alcune aziende di importanza nazionale e internazionale che lo hanno portato in breve tempo dalla responsabilità di direzione commerciale fino al ruolo di amministratore unico. Intorno ai 40 anni però qualcosa è cambiato ed il suo equilibrio si è rotto, sia a livello umano che professionale, ed è in quel momento che si è avvicinato al mondo dei Benedettini: lì è finita la sua prima vita ed è iniziata la seconda.

In effetti il genere umano non può vivere bene e costruire bene se non connette tutte le dimensioni: spirito, mente e corpo. I Benedettini, senza voler fare impresa, hanno portato a perfezione la birra e il vino, costruito le cattedrali e sviluppato la cultura attraverso gli amanuensi. Hanno lasciato tanta impresa di valore nella storia, perché la loro attenzione era rivolta al bene cercato, comune e condiviso, più che al puro guadagno individuale, avendo sempre in mente le persone e la comunità come organizzazione ben strutturata dove la persona è il tassello fondamentale, ma diventa tale solo se si integra nella relazione con gli altri. A ognuno va garantito il suo desiderio e il suo ritmo, per essere in grado di costruire valore per tutti.

La visione di un’economia che mira al bene comune è raccontato da Folador nel suo ultimo libro Storie di ordinaria economia e vive su tre pilastri: l’attenzione al capitale umano e alla valorizzazione delle persone, lo sviluppo delle relazioni e della cooperazione, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, e la capacità di vivere l’impresa come un sistema, un progetto sociale che va oltre i confini dell’impresa stessa.

Attento conoscitore della storia e della cultura del monachesimo benedettino, ha fatto di questo un patrimonio di valori personale e professionale che mette al servizio delle aziende in numerose attività dedicate alla divulgazione e applicazione dei fondamenti benedettini in ambito lavorativo.

Sull’idea dell’impresa bella e possibile offre a tante grandi aziende italiane consulenza, progettazione e realizzazione di interventi formativi per generare valore, migliorare la qualità delle risorse e della stessa organizzazione.

Nell’ambito delle sue competenze in tema di etica e impresa, è autore di diversi libri, collabora con il quotidiano “Avvenire” nella redazione di articoli inerenti le tematiche citate ed è relatore in numerosi convegni in Italia e all’estero.

Luca Pereno è il nostro secondo ospite.

In Leroy Merlin dal 2009, dopo esperienze in Auchan (commercio e risorse umane) e in Castorama – Kingfisher (audit), è attualmente coordinatore Sviluppo Sostenibile. Il suo intervento inizia raccontandoci un pò la storia di Leroy Merlin che nasce in Francia nel 1923 ad opera di Adolph Leroy e Rose Merlin che aprono un negozio a Noeux-Les-Mines di residui bellici. Dopo un percorso di 53 anni, che passa attraverso l’inserimento di nuovi collaboratori e tipologie di prodotto più orientate al bricolage e al fai da te arriva in Italia nel 1996 con l’apertura del primo punto vendita di Solbiate Arno (VA). Nel mondo, l’azienda conta 456 punti vendita in 12 paesi con oltre 88.000 collaboratori ed un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro.

Ciò che sta a cuore di Leroy Merlin è la centralità della persona (cliente/collaboratore), finalizzando l’attività dell’impresa alla creazione di valore aggiunto per i cittadini, i collaboratori e le generazioni future. La mission: “Ogni persona ha diritto alla propria casa ideale.” E’ proprio su quest’idea che si concentra la condivisione ed il dono, due tematiche a cui è orientata con progetti di responsabilità sociale. Come azienda possono donare dei prodotti e in generale delle risorse economiche, ma il vero dono che possono offrire è la creazione di relazioni, di reti, insieme alle competenze dei loro collaboratori o anche fornitori. Diversi sono i progetti a cura di Leroy Merlin che esprimono al meglio il concetto di intendere il dono, questi ne sono alcuni: Empori Fai da Noi, lotta alla Povertà energetica, Associazione Bricolage del Cuore.

L’ Emporio Fai da Noi è un luogo di condivisione della merce in cui, come fosse una biblioteca, persone e famiglie in difficoltà possono recarsi per prendere in prestito utensili per effettuare piccoli lavori di pittura, manutenzione, decorazione delle proprie case, con l’impegno di averne cura e restituirli in buono stato. C’è anche la possibilità di avere accesso a prodotti come vernici, consumabili, che le organizzazioni non profit che gestiscono gli Empori (associazioni di volontariato, cooperative sociali) possono decidere di cedere a prezzo simbolico o in cambio di ore di volontariato. I materiali iniziali vengono donati da Leroy Merlin, poi le organizzazioni possono riapprovvigionarsi a prezzo di costo. E’ un esempio particolarmente valido, perché si tratta di un progetto che prima di tutto crea relazioni, a partire da quelle tra le organizzazioni che gestiscono l’Emporio e il negozio Leroy Merlin di riferimento e a sua volta fra le persone che ne fruiscono e l’Emporio stesso.

Povertà energetica,offre un supporto per il risparmio idrico, termico ed energetico a persone e nuclei familiari a rischio di povertà. Il contenimento del fenomeno di povertà energetica, la riduzione degli impatti ambientali, i benefici economici e di confort per le famiglie a basso reddito sono gli effetti positivi e circolari del progetto.Associazione Bricolage del Cuore, un’associazione erogatrice “di fare” non di fondi. Il suo obiettivo è riunire le persone che hanno voglia di mettersi a disposizione di chi ha bisogno, sempre sulla base di una dimensione relazionale, dove si dona il proprio tempo e in cui si ha competenza

Il terzo ospite della giornata è Loretta Lazzarini, imprenditrice nel settore immobiliare da molti anni, che ha portato la sua storia di imprenditrice e di impegno personale nell’ambito sociale.

E’ con intraprendenza e determinazione che si ottengono i migliori risultati, avere coraggio e pensare in grande avendo chiari i propri obiettivi” è con questa frase che apre il suo intervento. Dopo aver lavorato 15 anni in un’impresa edile, ha deciso di scommettere su se stessa ed avviare la sua prima attività nel settore immobiliare. Partendo dalla prima sede a Mandello del Lario, e di lì a poco aprendo altre due filiali: Lecco e Milano. Nonostante la sua impresa Centro Servizi Immobiliari fosse bene avviata ha sentito anche lei la crisi di qualche anno fa, ma ha saputo affrontarla con un’ampia prospettiva, prontezza e disposizione al cambiamento sapendo di poter contare sui propri traguardi raggiunti con sforzo ed impegno.

Sogno, entusiasmo, fame del sapere, sfida, ambizione: queste le parole che bisogna tenere bene a mente e su cui ha fondato il proprio successo. Prima di tutte però: la formazione, ingrediente segreto della sua realtà. Una persona istruita accresce le sue prospettive ed affina sempre di più nel tempo una professionalità specifica che unita ad una strategia, ovvero un metodo ed un’efficiente gestione del tempo, può raggiungere risultati sorprendenti.

Articolo a cura di Lucia Ciampaglia

Letture consigliate :

Folador M., Il sapore del pane, Guerini e Associati, 2011;

Folador M., Un’impresa possibile,  Guerini Next, 2014

Folador M., Storie di ordinaria economia, Guerini Next, 2017

Sito web consigliato: https://csr.leroymerlin.it/