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Lezione del 6 aprile – gestire la paura

Nella mattinata del 6 aprile, i nostri masterini si trovano di nuovo all’Istituto Bertacchi, per condividere come “Gestire della Paura”, con alcune classi dell’istituto lecchese.

Alessio Sperlinga, inizia il suo intervento con una riflessione molto semplice, ma non scontata, facendo notare ai ragazzi come chiunque, ad un certo punto della propria vita, per un motivo o per l’altro, ha avuto paura.

La paura è infatti una delle emozioni di base proprie della nostra specie (cfr. Ekman, Friesen), ed è intrinseca alla condizione umana. Le ragioni primarie, ancestrali, per cui si manifesta l’emozione della paura sono legate ad un istinto di sopravvivenza e al soddisfacimento di alcuni bisogni di base.

Ma che cosa, di fatto, genera la paura? In genere, la causa è un cambiamento improvviso, l’introduzione di nuove variabili o la modifica di quelle esistenti all’interno di un ambiente familiare, che fa sì che gli esseri umani “perdano la bussola” e non riescano più ad orientarsi.

Ad un certo punto della vita, inevitabilmente, un evento più o meno improvviso e imprevedibile modifica la situazione in cui ci troviamo. Questo può avvenire a un livello che si può definire macro, quando ci troviamo a fronteggiare eventi esterni e percepiti come pericolosi nel sistema-mondo, ad esempio le guerre, i genocidi o le grandi minacce globali come il terrorismo, il disastro ecologico, l’avvento di intelligenze altre da quella umana; è in questi casi che la paura, essendo la prima reazione istintiva che si verifica, viene, purtroppo, utilizzata come mezzo per dominare, indotta impiegando la menzogna come strategia.

Può inoltre capitare di provare paura di fronte ad esperienze tipicamente umane, come il dolore, il rischio di perdita della propria identità, il rifiuto, la morte.

Essenzialmente la paura, seppur talvolta collettiva, si muove sempre ad un livello micro, è un processo che avviene nella nostra mente per cui, da uno stimolo, interno o esterno, si genera una sensazione, che diventa emozione, che a sua volta diventa un sentimento e dà luogo ad un’azione. In poche parole, la paura fa da strategia di sopravvivenza, è la sensazione a partire dalla quale l’essere umano sviluppa tutte quelle strategie di difesa, attacco o resa che lo portano ad adottare comportamenti passivi, reattivi e pro-attivi che generano nuove soluzioni.

La buona notizia è, quindi, che il fatto di provare paura, pur essendo inevitabile, è sempre uno stato mentale e, come tale, può essere cambiato e controllato, agendo sul processo. La resistenza al cambiamento, tendenza primordiale (e in qualche modo opportunistica) dell’essere umano, deve necessariamente essere fronteggiata ai fini della sopravvivenza.

Per affrontare al meglio un cambiamento quando avviene e sapersi ri-orientare, spiega Alessio, ci sono quattro passi da seguire:

  • accorgersene,
  • non subirlo,
  • accettarlo ,
  • guidarlo.

In natura, infatti, sapersi adattare alla realtà è più utile che capire, ed è importante ascoltare, osservare, apprendere a non ripetere gli stessi errori, imparare dall’esperienza e accettare di non avere mai certezze.

Come i ragazzi hanno infatti modo di sperimentare attraverso un esercizio di premeditatio malorum, pratica di derivazione stoica, se non è possibile prevenire che qualcosa di spaventoso accada, è però sempre possibile sviluppare strategie per negoziare con la paura, come con un’antica nemica, e, senza opporre resistenza, lasciare che si trasformi in una nuova amica, fedele consigliera al nostro fianco nel momento di riparare agli imprevisti e guidare il cambiamento.

Arianna Scaglia

Lezione del 22 marzo – Intelligenza Emotiva parte 2 e Fake News

I ragazzi apprendono l’Intelligenza Emotiva

Nella prima parte della giornata è tornato a trovarci Luigi Pastore: ingegnere civile, esperto di comunicazione, marketing e consulente.

Abbiamo affrontato con lui la seconda parte del tema riguardante l’intelligenza emotiva.

Pastore ha esordito illustrandoci il Trittico di triangoli (bisogni, relazioni e potere) che vanno a formare il Ciclo di Denimg.

Durante la mattinata è stato analizzato il tema dell’ansia, dove secondo l’esperto, bisogna eliminarla ma non sempre è possibile e questo causa lo stress. Nel corso della nostra vita noi compiamo tre semplici azioni:

  • Scambiamo informazioni
  • Gestiamo relazioni
  • Risolviamo problemi

Basta semplicemente che una di queste tre azioni non avvenga per generare uno stato di ansia.

Quando nasciamo, siamo tutti creativi, poi cresciamo e la maggior parte di noi perde la creatività a causa dei pregiudizi e dei preconcetti che s’instaurano nella nostra mente. Ogni azione che compiamo comporta sempre un rischio: il problema è che ci facciamo influenzare dal cuore e dalla pancia (non usiamo la testa) e finiamo sempre con il commettere gli stessi errori.

In seguito sono stati trattati i vincoli dell’intelligenza emotiva:

  • Giudicare gli altri
  • Gli altri sono peggio di noi
  • Effetto gregge (così fanno tutti)
  • Timore dell’innovazione
  • Incapacità di accettare il contributo degli altri
  • Affidarsi solo agli “autorevoli” (verificare sempre le cose)

Pastore ci ha illustrato i tre pilastri per un nuovo modello economico: la green economy, l’economia circolare, il riciclo e il riuso. Ai giorni nostri, l’ambiente è diventato più importante di capitale e lavoro, anche se non ce ne rendiamo conto.

Nella parte finale sono stati definiti diversi requisiti per essere un buon capo che vanno dalle competenze specifiche, capacità comunicative e operative, attitudini gestionali alla curiosità intellettuale, visione, determinazione, tenacia, empatia e desiderio di confronto. Inoltre il capo è paragonato alla Magna Grecia per cui deve essere: solido, equilibrato, classico e bello.

Come per un tempio greco sono stati definiti sei pilastri al fine di costruire una squadra vincente:

  1. Pretendere di più di quello che i collaboratori potrebbero dare
  2. Pretendere da se stessi quello che il capo vorrebbe
  3. Proteggere i lavoratori dalla paura del cambiamento
  4. Vivere accanto ai collaboratori
  5. Equità
  6. Trasferire la cultura dell’empowerment (delegare)

Come difendersi dalle Fake news

Nella seconda parte della giornata è venuto a trovarci Emilio Mango: giornalista professionista, data Analyst e scrittore freelance per riviste del gruppo Mondadori. 

Il tema della giornata riguardava il come difendersi dalle Fake news: una serie di bugie unite alla disinformazione che sono sempre esistite sin dalla nascita della comunicazione.

Sono caratterizzate da notizie totalmente o parzialmente false, riportate sui social network, con conseguente diffusione sugli altri mezzi di comunicazione (tv, giornali ecc.).

L’esempio più celebre fu la Guerra dei mondi di Orson Wells, nel 1938 tramite radio, in cui annunciò uno sbarco di extraterrestri negli Stati Uniti e più precisamente nel New Jersey, scatenando il panico generale nella popolazione.

Nel corso della lezione abbiamo analizzato il motivo dell’esistenza delle fake news, individuandole in:

  •  Propaganda politica
  •  Propaganda ideologica
  •  Cattivo giornalismo
  •  Scherno/diffamazione
  •  Satira
  •  Pubblicità a servizi
  •  Click bating

Successivamente ci sono stati mostrati un paio di esempi risalenti ai giorni nostri:

  1. Il video del cane che abbaia ad un branco di lupi senza scappare
  • L’articolo del giornale Il Mattino in cui un asteroide è in procinto di  distruggere la terra

Il problema odierno è che l‘informazione non è più mediata da qualcuno ma chiunque può pubblicare qualsiasi cosa e diffonderla.

Inoltre abbiamo analizzato il perché sono un problema.

  • Scarso controllo di internet e social media
  • Abuso del termine
  • Non c’è modo di difendersi se non informandosi
  • Chi controlla il controllore

Emilio Mango ci ha spiegato che le fake news NON possono essere sconfitte: ma le uniche “armi” che possiamo utilizzare a nostro favore sono:

  1. Documentarsi
  2. Educare le persone

Infine ci ha illustrato una serie di regole sul come fare ad identificarle:

  •  Considerare la fonte
  •  Verificare l’autore
  •  Approfondire
  •  Verificare la data
  •  Chiedere agli esperti
  •  Verificare i propri preconcetti
  •  Scherzo
  •  Fonti a supporto

Nella parte finale abbiamo parlato dell’utilizzo dei nostri dati personali da parte delle aziende che non sono interessate tanto al nome, cognome, e-mail ecc. come generalmente ci fanno credere bensì i nostri comportamenti. Essi vengono analizzati e usarti per fare delle campagne personalizzate o per delle campagne politiche ad hoc.

Andrea Sarcinella

Lezione 22 Febbraio – Intelligenza emotiva in azienda e nel lavoro, Parte1 – strumenti di progettazione per l’accesso ai bandi

22.02.19 – INTELLIGENZA EMOTIVA // PROJECT CYCLE MANAGEMENT

La giornata di venerdì 22 febbraio ha visto la partecipazione di due diversi docenti: la mattina è stata dedicata all’incontro con Luigi Pastore, ingegnere civile e vice-presidente presso l’Agenzia per la mobilità e il trasporto pubblico delle provincie di Varese, Como e Lecco, mentre nel pomeriggio è stata accolta Cristina Pedretti, ex corsista dello stesso Master nella sua edizione del 2013, life coach, formatrice e curatrice del progetto al femminile “Chiacchiere da Venere”.

Con Luigi Pastore è stato affrontato il tema dell’intelligenza emotiva in azienda e nel lavoro, in un primo momento di scambio sulla tematica che avrà poi seguito nel mese di marzo. Pastore, esperto di comunicazione, marketing e motivazione per Marco Redaelli & Associati di Milano, nonché docente e consulente di direzione, appare fin da subito molto appassionato all’argomento proposto. «Non sono qui per darvi risposte o verità assolute, ma per instaurarvi dubbi, perché dove vi sono dubbi, vi sono anche domande». Il suo stile comunicativo è incisivo, profondo, graffiante. Pastore tesse con facilità un discorso molto articolato e complesso, arricchendolo con pillole di filosofia, economia e letteratura, e lanciando continue provocazioni ai partecipanti per stimolarli alla riflessione.

Si è partiti da  una riflessione sulla realtà, che per Pastore  non è oggettiva, ma solamente basata su credenze condivise. Ad esempio,  è discussa l’affermazione secondo la quale “il mondo è ingiusto”. Allo stesso modo ci si sofferma a riflettere su statements come  :

  • la realtà non è come appare”, poiché i sensi sono ingannevoli,
  • siamo tutti migranti”, da un punto di vista storico.

La lezione si sviluppa soprattutto sul tema del diverso. Secondo Pastore “siamo tutti diversi”,  negando il fatto che gli esseri umani collaborino spontaneamente, poiché il diverso fa paura. Emerge, tuttavia, che la diversità è necessaria per risolvere quei problemi complessi che da soli non si è in grado di gestire. È una questione di relazione, che nasce dall’interazione. La relazione è il vero valore della comunicazione fra gli individui. Perché questo sia funzionale, tuttavia, è necessario che l’uomo sia intelligente.

Citando le parole che M. Cipolla utilizza nel suo trattato sulla stupidità umana, l’uomo intelligente è definito come colui che con il suo operato ottiene benefici per sé e per gli altri. A questo punto Pastore apre una parentesi. L’affermazione appena fatta serve ad introdurre il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa, non solo intesa come configurazione organizzativa sostenibile sul piano sociale, ambientale ed economico, ma soprattutto come creazione di valore. Un valore non limitato agli azionisti, ma condiviso con tutti gli interessati – i cosiddetti stakeholders – dalle relazioni aziendali (e.g. operai, fornitori, clienti, ambiente). «In una Organizzazione» – specifica l’ingegnere – «non è l’intelligenza assoluta dei singoli che fa la differenza di valore, ma la rete delle relazioni che sanno instaurare, con l’interazione, l’interconnessione, l’interdipendenza e l’integrazione dei loro atteggiamenti e comportamenti, con le situazioni in atto che faticosamente proviamo a conoscere».

Di seguito «l’obiettivo delle intelligenze relazionali è quello di far transitare  soggetti coinvolti nel giudizio, all’ascolto, per conoscere e capire e potersi parlamentare con la complessità della realtà, non solo individualmente, ma interagendo costruttivamente con gli altri in modo qualitativamente e reciprocamente gratificante, circolare, plurilivello, multidimensionale».

Pastore parla di intelligenze relazionali. Poichè, di intelligenze ve ne sono almeno 14 tipi differenti [vedi grafico]. Quella relazionale in particolare risulta utile e necessaria per sviluppare modalità di pensiero divergenti. L’uomo intelligente è l’uomo che ha rispetto per il diverso: in questo modo, esso è in grado di gestire le divergenze, accantonando le visioni della realtà che derivano strettamente dalla sua cultura di riferimento, alla ricerca di soluzioni innovative ed autentiche per il problem solving nella complessità del mondo di oggi.

La conflittualità, afferma Pastore, nasce dal rifiuto della diversità. Al fine, dunque, di inseguire l’eudemonismo – ovvero la ricerca del bene e della felicità in modo naturale – è necessario rifarsi all’intelligenza emotiva (relazionale e sociale). Questo tipo di intelligenza ricorre all’intelletto per scoprire, intendere e gestire le nostre e le altrui emozioni, educando ai sentimenti e al controllo delle passioni. La crescita, intesa come progresso, a livello individuale così come sul piano organizzativo, appare dunque possibile solo nel momento in cui l’uomo applica la gestione delle emozioni e si apre al rispetto per il diverso.

Infine, Pastore ha introdotto i temi della leadership, del rischio e del metodo scientifico per definire al meglio la figura dell’imprenditore, differente da quella del capo e del manager, intesa come soggetto in grado di porsi degli obiettivi.

Di obiettivi, formali, di business, professionali, personali si è parlato nell’incontro del pomeriggio, in compagnia di Cristina Pedretti.

Pedretti, esperta in didattica assistita dalle nuove tecnologie, lavora per Fondazione Luigi Clerici occupandosi di formazione e coordinamento, ma è più nota alla cronaca per il suo progetto di soft coaching ed empowerment femminile: il blog e canale podcast “Chiacchiere da Venere”, segnalato anche da ELLE.it fra le dieci migliori trasmissioni al femminile.

La prima parte delle ore pomeridiane è stata dedicata agli strumenti di progettazione per l’accesso ai bandi gestiti dall’Unione Europea, in particolare attraverso il Project Cycle Management, ovvero la gestione del ciclo del progetto [in figura].

Dopo aver illustrato l’iter procedurale di un bando, ponendo l’attenzione anche sui requisiti richiesti dagli stessi, l’intervento si è soffermato sulle principali caratteristiche che un buon progetto deve avere. Esse sono individuate

  • nella pertinenza,
  • nella fattibilità
  • nella sostenibilità.

E’ indispensabile, inoltre, che il focus del progetto sia sui reali bisogni dei destinatari. Lo strumento consigliato dalla dottoressa Pedretti per mantenersi focalizzati è quello denominato “albero dei problemi”. Partendo da un macro-problema reale, risulta opportuno analizzarlo attraverso la tecnica del brainstorming per individuarne sotto-problematiche, cause e conseguenze.

Successivamente, lo schema creatosi attraverso questa attività di pensiero è sottoposto ad un cambiamento di prospettiva, un ribaltamento, divenendo “albero degli obiettivi”. In questo modo, infatti, i micro e macro-problemi prima individuati divengono gli obiettivi effettivi, gli scopi del progetto, e le loro cause diventano gli atti sui quali attuare procedure trasformative effettive. Per assicurarsi un continuo controllo delle risorse, delle spese e delle condizioni verificabili per ciascun obiettivo, a questi strumenti vengono in aiuto il Logical Framework Matrix, ovvero l’Approccio al Quadro Logico, e il Business Model Canvas. Quando si scrive un bando, infatti, bisogna avere ben chiari

  • i criteri formali – l’eleggibilità del destinatario,
  • il budget di riferimento,
  • la calendarizzazione
  • le procedure di valutazione dei risultati che si intendono mettere in atto
  • le risorse a disposizione (partner chiave, attività chiave, canali…).

I vantaggi derivati dall’utilizzo di questi strumenti sono molteplici:
– la formulazione chiara degli obiettivi
– il focus sui risultati
– la flessibilità rispetto alle azioni messe in pratica (adattamento)
– la sostenibilità
– il monitoraggio e il controllo continuo
In questo modo, “se i risultati sono forniti e le condizioni avverate, allora gli obiettivi del progetto saranno raggiunti!”, conclude Pedretti.

La life coach passa successivamente a raccontare la nascita e l’evoluzione del suo progetto “Chiacchiere da Venere”. Illustrando  i risultati ottenuti dalla sua attività in termini di visibilità (followers, visite al sito, iscrizioni alla newsletter e acquisto infoprodotti) e i suoi progetti futuri, strategie di crescita e nuovi obiettivi. L’idea, nata nel 2016 come raccolta di interviste su temi femminili, si è infatti ampliata e sviluppata negli anni comprendendo un blog, un podcast, un sito web e un canale Youtube, elaborati con grande attenzione alle modalità comunicative. Oggi Pedretti, attraverso il personal branding e la brand awareness, punta a far maturare il suo progetto fino a renderlo la sua attività principale, promuovendo anche eventi, infoprodotti e percorsi di coaching personalizzati. E il team di Lecco100 non può che augurarle buona fortuna.

Nell’ultima parte del pomeriggio è proposta una mini-attività di empowerment personale, ovvero il “tu senza limiti”, secondo la seguente consegna: “Immagina di non avere alcun limite (tempo, competenze, soldi, relazioni…). Come ti vedi fra 3-5 anni? Cosa stai facendo? Chi sei diventato?”.

Dopo un primo momento di pensiero più libero in merito, si è passati alla focalizzazione di un obiettivo definito S.M.A.R.T. e alla stesura di un personale piano d’azione per il raggiungimento di tale obiettivo, definendo steps che fossero specifici, a basso rischio percepito, realizzabili a breve tempo, verosimilmente raggiungibili e congrui con il risultato atteso.

L’attività di Coaching, spiega infine Pedretti, è volta proprio a supportare i soggetti durante il periodo di progettazione e realizzazione di un obiettivo, affrontando la paura, la demotivazione e il disorientamento.

E tu, che stai leggendo, fermati un momento a riflettere: qual è il tuo prossimo obiettivo?

Il Master LECCO100 continua.

Erica Riganelli