Venerdì 5 febbraio è iniziato il nuovo Master Lecco100. L’attuale edizione, al momento, viene svolta interamente on-line.
Al mattino, si è partiti con le testimonianze di alcuni giovani partecipanti delle precedenti edizioni.
Qualcuno ha chiamato questo l’anno dei costruttori e ascoltando le parole dei partecipanti degli anni precedenti, possiamo comprendere l’importanza di questa esperienza come costruzione della persona e solo successivamente delle competenze. Il focus sulla persona e sulla sua crescita è ben identificabile grazie alla carica emotiva che ancora trasporta chi parla di questo percorso: punti di svolta, cambi radicali e scelte importanti sono la sintesi di quello che si sono sentiti in grado di affrontare una volta concluso questo percorso .
Successivamente, abbiamo incontrato chi una direzione alla propria vita l’ha già data in modo deciso.
Angelo Cortesi: Imprenditore titolare del mollificio Co.El. di Monte Marenzo.
Cortesi ha deciso di vivere la sua vita imprenditoriale ed agire con coerenza nel solco della responsabilità sociale d’impresa, fino ad essere premiato lo scorso anno a Firenze. Quali sono quindi le qualità che lo contraddistinguono e che lo hanno portato a non mettere al primo posto il guadagno a tutti i costi e ad allontanarsi dalla visione di Friedman, ossia l’impresa come insieme di contratti?
Angelo Cortesi elenca 3 caratteristiche: capacità di innovare, propensione al rischio e Ars combinatoria.
La capacità di innovare, come l’imprenditore spiega, può essere classificata come innovazione di:
prodotto,
processo
rottura.
Quest’ultima, a suo avviso, più difficile da ottenere poiché anticipa bisogni che ancora non sono visibili nel mercato. Cortesi continua affermando che per raggiungerla è necessario prendersi il rischio di trasformare scelte in opportunità identificabili grazie all’Ars combinatoria. Osservare il mondo e saperlo leggere combinando le diverse anime di progetto in modo efficace e non solo efficiente. Non si tratta solo di un rapporto costi-benefici, ma dell’effettiva finalizzazione di un’idea.
Una sintesi dell’intera descrizione della figura dell’imprenditore può essere, a suo dire, colui che ha grande fiducia nel futuro e allo stesso tempo una visione positiva, nuova nel pensiero e negli ideali. Solo in questo modo si potrà restare lontani dall’attrazione della speculazione per fare davvero impresa con una funzione sempre più sociale all’interno delle comunità come agente politico.
In ogni momento, anche nei periodi di crisi, questa vocazione ha prevalso. Attraverso il racconto dell’anno 2008 Cortesi mette in evidenza i suoi comportamenti verso tutti gli stakeholders. Confessa di aver avuto paura di poter vedere azzerato tutto il lavoro di 30 anni. Ciò nonostante, ha cercato di agire con trasparenza e equità sia verso dipendenti che verso i fornitori. Inoltre, come lui stesso dichiara, ha voluto smettere di collaborare e quindi indirettamente supportare coloro i quali hanno portato alla crisi. Questa scelta si è poi estesa a chi in generale opera secondo criteri non morali. Due i casi simbolo: chiusura dei rapporti con una banca e il rifiuto di commesse da aziende produttrici di armi.
A conclusione del suo intervento si è definito “talebano” per i modi estremisti ma quando, ci si trova sull’orlo di un cambiamento non è forse l’unico modo per comportarsi?
Nel pomeriggio sono proseguiti gli incontri con gli imprenditori. Ad iniziare è Giovanni Pastorino, imprenditore di razza, titolare della Deltacalor di Calolziocorte
Anche lui come Cortesi ci parla di innovazione e di come possa trascinare l’intera immagine dell’azienda sul mercato. A suo parere l’innovazione nasce dal “guizzo” di chi è capace di leggere, prima degli altri, le necessità del mercato realizzandole in tempi brevi. Fondamentali risultano quindi : curiosità, creatività e l’arte di saper cambiare tenendo però una vision ben precisa.
Appassionato di vela, paragona il processo ad una serie di bordi contro vento in cui si conosce la destinazione, ma in cui è impossibile mantenere una direzione lineare verso la meta e si è obbligati a procedere cambiando spesso verso alla prua. Così l’imprenditore innovatore deve sapere interpretare i cambiamenti del vento nel mondo grazie ad un processo di sintesi quasi istintivo.
Concludendo, ricorda che, in ogni caso l’ultima parola è sempre del mercato ed è lì che ogni azione viene valutata.
E’ seguito poi l’intervento di Antonio Peccati, oggi presidente di Confcommercio Lecco e Manager di un primario istituto finanziario internazionale.
Per comprendere al meglio le sue parole è importante conoscere il suo passato da guida alpina. Questo perché dalla roccia sente di aver imparato molto e molto gli è stato utile nella vita lavorativa a partire dal concetto di meritocrazia della montagna che si potrebbe riassumere con il finale di un frammento di vita personale che ci ha raccontato: “Sempre pochi e sempre quelli ci si ritrovava sulla cima”. Dopo i petti gonfi delle notti in rifugio quando la salita richiedeva di arrivare ai fatti, ti ricordava che sei quello che sai fare e soprattutto quello che sai portare a termine. Eccolo il concetto di meritocrazia: chi più aveva allenato il proprio talento era riuscito a cogliere la finestra di bel tempo, sfruttare l’opportunità e conquistare la cima. Questo spiega il “sempre pochi”. “Sempre quelli” invece lo si ritrova nella frase più emblematica dell’intervento:” Vince solo chi vuole vincere” e non c’è bisogno di aggiungere altro per capire chi avessimo di fronte.
Dopo l’introduzione incentrata sui valori di impegno, volontà e concretizzazione il racconto continua con la spiegazione di come sia passato dalla montagna alla banca. All’inizio ci fu la volontà di dare una soddisfazione al proprio padre, che era prossimo alla pensione, prendendo il suo posto. Dopo poco tempo però, comprese che la posizione lavorativa non lo rappresentava e non ritrovava la tanto amata meritocrazia, cardine delle esperienze precedenti. Consapevole di non voler perdere tempo iniziò ad occuparsi dell’ambito titoli fino ad arrivare alla scelta di lasciare la carriera di impiegato di banca per una carriera da promotore finanziario, più personale, per poter costruire qualcosa per sé stesso.
L’esperienza di guida alpina, lo ha portato ad avere nei successivi ruoli lavorativi, umiltà riconoscendo i propri limiti e la necessità di imparare, allenarsi e prepararsi sempre al meglio.
Soprattutto se in cordata non si è da soli e ci sono persone che contano su di te, come clienti e come collaboratori. Verso entrambi bisogna garantire Fiducia e Responsabilità. Ottenere la prima e mantenersi nella seconda per mettersi “al servizio” e ripagare le aspettative di tutti portandoli ad un risultato concreto così da non sprecare la propria vita.
La conclusione del suo intervento può essere proprio questa: “Ragazzi ricordatevi di non sprecare la vostra vita” ma per farlo dovrete perseverare nell’impegno riconoscendo con umiltà che se oggi non riuscite potete sempre provarci domani se tornerete più preparati.
Ultimo incontro della giornata è stato con Bruno Corti, Responsabile e educatore alla casa Don Guanella di Lecco.
Corti incomincia a lavorare subito dopo le scuole medie per necessità, ma a 33 anni si iscrive a ragioneria continuando gli studi fino alla laurea in Scienze Sociali. Per descrivere il suo lavoro Corti ci ha parlato di come alla Casa don Guanella hanno abitato con lui molti ragazzi che descrive come “portatori di fatica” e spesso non per colpa delle loro scelte. Questo però li ha lasciati segnati ed a volte ha reso difficile il rendersi conto di essere in grado di fare o creare qualcosa. Ridargli questa fiducia aiutandoli a scoprire sé stessi è il compito più grande. Questa sfida passa attraverso la “pedagogia del grembiule” e l’esperienza del fare. L’apprendimento di un lavoro o la creazione di un oggetto, anche artistico, ricordano o insegnano per la prima volta ai ragazzi che il “fare” conferisce una propria identità e forma una persona.
Quattro imprenditori tutti con caratteristiche differenti ma che ci hanno consegnato le stesse parole chiave: responsabilità, fiducia e impegno. Dette così potrebbero sembrare la solita formula magica sulla scatola dei cereali per svoltare la vita in un giorno, ma approfondite da queste persone e nei loro discorsi non possiamo altro che sentirci spinti da una mentalità che ormai viene quasi additata come egoismo: quella del Fare. Fare per sé stessi ma anche per gli altri con la volontà di costruire qualcosa che prima non c’era e trasformare il mondo intorno a noi.
Alberto Andreani